Musap, «Shakespea Re di Napoli» al centro degli incontri sul dialetto

L'iniziativa è curata dal comitato per la salvaguardia del patrimonio linguistico

Musap, «Shakespea Re di Napoli» al centro degli incontri sul dialetto
«Shakespea Re di Napoli», il famoso testo teatrale di Ruggero Cappuccio, sarà la traccia letteraria di «Dialetto e la lingua che è musica»,...

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«Shakespea Re di Napoli», il famoso testo teatrale di Ruggero Cappuccio, sarà la traccia letteraria di «Dialetto e la lingua che è musica», sesto appuntamento degli «Incontri sul dialetto», curati dal Comitato per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano e organizzati dalla Fondazione Campania dei Festival. Lunedì prossimo 25 marzo alle 16 al Musap - Fondazione Circolo Artistico Politecnico ETS di Piazza Trieste e Trento a Napoli (Palazzo Zapata), l’attore, autore e regista Claudio Di Palma, protagonista fin dall’esordio nel 1994 al Festival di Sant’Arcangelo diretto da Leo De Berardinis di uno spettacolo che va in scena con successo da 30 anni in Italia e all’estero, reciterà alcuni brani dell’opera.

Ambientato nei primi anni del Seicento, in «Shakespea Re di Napoli», come scrive lo stesso Cappuccio nell’introduzione al volume pubblicato da Einaudi, la lingua «era ed è intima di un’idea della partitura, della concertazione, del suono, in cui i sensi rivendicano una comunicazione intuitiva fondata, come nella musica, sull’indicibile del compositore, l’indicibile dell’interprete, l’indicibile dell’ascoltatore. Il conflitto e confronto del teatro elisabettiano con le forme espressive della Napoli barocca sono i presupposti per l’invenzione di una sinfonia del dire, specchiata in significati e ritmi che tendono alla sospensione assoluta di una storia nel tempo».

Una storia, quella narrata da Desiderio al suo amico Zoroastro, dove non è importante il vero e l’immaginario della visita di Shakespeare a Napoli e del plot narrativo che ne deriva, ma il piacere che solo il teatro sa dare di “essere derubati”, dove «la menzogna, l’indimostrabilità, la falsificazione dei fatti come gesto eversivo in grado di estendere i confini della verità sono le luci che affermano e negano ogni cosa. Dopo tutto l’arte somiglia alla ricerca di prove che dimostrino eventi mai accaduti».

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Il Mattino