Napoli, ultimo appuntamento di «We Love Enzo» con «Kinder-Traum Seminar»: l'Olocausto raccontato con gli occhi dei bambini

La manifestazione è fissata da venerdì 2 a domenica 4 febbraio in Sala Assoli

Cristina Donadio, Enzo Moscato e Giusppe Affinito
Ultimo appuntamento di «We love Enzo»: a chiudere il percorso nella lingua scenica di Enzo Moscato, saranno Cristina Donadio, Vincenza Modica,...

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Ultimo appuntamento di «We love Enzo»: a chiudere il percorso nella lingua scenica di Enzo Moscato, saranno Cristina Donadio, Vincenza Modica, Giuseppe Affinito e la piccola Isabella Mosca Lamounier che, da venerdì 2 a domenica 4 febbraio (venerdì e sabato ore 20.30; domenica ore 18.00) porteranno sul palco di Sala Assoli «Kinder-Traum Seminar» (Seminario sui sogni dei bambini o anche Seminario sui bambini in sogno: la giusta interpretazione del titolo tedesco è volutamente lasciata nell’ambiguo).

Raccolta di differenti voci (Janusz Korczak, Tadeusz Kantor, Etty Hillesum, Primo Levi, Elie Wiesel, Gitta Sereny, Tzvetan Todorov, Mary Berg, Bruno Bettelheim, Robert Antelme, Edith Stein, Paul Celan, Marina Cvetaeva), catturate all’interno della più devastante tragedia collettiva di cui la storia dell’umanità possa ammantarsi: l’Olocausto.

«Lo sterminio di razze e oppositori politici fino alla folle instaurazione del regime nazista, prima in Germania e poi in gran parte dell’Europa, verso circa la metà del secolo appena trascorso: ma non è una rielaborazione storico-cronologica di quegli avvenimenti, né potrebbe esserlo – scrive Moscato – visto che il luogo prescelto per la rivivificazione mnemonica-emotiva degli stessi non è un libro né una filmica trascrizione documentaristica, bensì il Teatro, sede per eccellenza non dei domini dei fatti o del reale, ma del simbolico e dell’ immaginario, e, infatti, simbolica, immaginaria, evocativa, elusiva, ellittica – stiamo citando, come si vede, tutte le possibili forme in cui si da’ il Poetico – è la dimensione in cui l’ autore della rappresentazione, vuole calare quelle truci vicende, non affinché, così, la storia e i suoi tristi strascichi concreti ne risultino sviliti, evasi, negati o cancellati, ma, anzi, al contrario, per rafforzarne maggiormente – e in modo non banalmente contingente ma in senso trans-temporale e trans-soggettivo – l’ineliminabile incidenza nella nostra vita quotidiana».

 

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Il Mattino