Pasqua a Napoli, il museo Mute propone cibo e arte, aperto anche a Pasquetta

La missione del Mute è esaltare il legame viscerale di Napoli con la cucina, attraverso percorsi suggestivi

Museo Mute a Napoli
Una Pasqua al museo, con i piatti tipici della cucina partenopea, accompagnata da un’esperienza immersiva per chi ama l’arte e riscoprire le origini di ciò che...

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Una Pasqua al museo, con i piatti tipici della cucina partenopea, accompagnata da un’esperienza immersiva per chi ama l’arte e riscoprire le origini di ciò che gusta. Dall’antipasto al dolce, al Museo Mute in via Bracco 51 a Napoli, gli ospiti saranno accompagnati in un percorso culturale e culinario.

Si comincia con un canapè di ricotta all'erbette accompagnato da bollicine, torta pasqualina, salumi e formaggi campani, ricotta salata, tortano. Si prosegue con il raviolo al ragù bianco di agnello e le pappardelle ai funghi porcini e il secondo della tradizione che non può mancare: “O' Rot o' furn", agnello di laticauda con piselli e patate. Inoltre, rollé di marchigiana farcito con cotto, provola dei Monti Lattari con contorno di patate del contadino. Si conclude in bellezza con la pastiera napoletana.

Anche la proposta di Pasquetta esalta i gusti della Campania. Come antipasto da tradizione c’è la “fellata” con ricotta salata, mozzarella, tortano, fave e noci tarallo con mandorle. Lasagna napoletana e minestra pasqualina come primo e una grigliata per secondo tra costolette di agnello di laticauda, salsiccia di nero e costoletta di maiale affumicata con fave e pancetta. In chiusura il e dolce Pasqualino e, ovviamente, sua maestà la pastiera.

Continua così la mission del Mute: esaltare il legame viscerale di Napoli con la cucina, fatto di storia, tradizione, eccellenti materie prime, prodotti che rappresentano la cultura enogastronomica campana. Suggestivi percorsi, che si snodano su tre piani, lungo mille metri quadri, con sette vetrine su strada, in cui viene dato spazio anche all’arte con visite guidate. Il tutto valorizzato dal disegno di interni di Roberto Cremascoli di CorArquitectos, allievo dell’archistar Alvaro Siza.

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Il Mattino