Phlegrea Flamenco Festival, a Monte di Procida la rassegna diretta dalla Andrias

Phlegrea Flamenco Festival, a Monte di Procida la rassegna diretta dalla Andrias
«Il flamenco nasce come espressione della minoranza gitana dell’Andalusia a fine ‘700 e fondamentalmente si basa su tre elementi: canto, ballo e musica di una...

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«Il flamenco nasce come espressione della minoranza gitana dell’Andalusia a fine ‘700 e fondamentalmente si basa su tre elementi: canto, ballo e musica di una chitarra. La semplicità, eppure in grado di contagiare il mondo», dice Dominga Andrias, di mestiere bailaora. Ha organizzato quella che promette di essere la prima rassegna completa di flamenco al Sud Italia: Phlegrea Flamenco Festival, 3 e 4 settembre nella villa Matarese di Monte di Procida, col sostegno del comune flegreo, nell'ambito di Monte di Procida riparte dalla cultura, programma di eventi diretto dal maestro di danza classica Antonio Colandrea. «Di festival ce ne sono diversi in varie città d’Italia: Roma, Verona, Torino e Milano. Ma qui al Sud è arrivato finora solo in forma di spettacoli unici. La mia idea è quella di creare una kermesse permanente con incontri, giornate di studio e approfondimenti, oltre ai concerti».

Saranno due giornate dense di appuntamenti. Per quanto riguarda gli spettacoli, la prima serata è affidata a un trio che viene da Siviglia: il ballerino Alberto Selles, il chitarrista Manuel Montero e il cantante Juan Sarina. Il 4 si esibiscono Sara Nieto al “baile”, Patricia Prieto al “cante” ed Ernesto Bravo alla chitarra, tutti di Madrid. Selles, star internazionale del flamenco e già componente del Ballet nacional de Andalusia, terrà due masterclass nei giorni di festival, aperte a 12 allievi delle scuole di danza di livello avanzato. Nel palazzo della residenza storica c’è inoltre un’esposizione di vari “manton de manila”, il classico scialle con cui danzano le donne. E infine i concerti sono accompagnati da degustazioni di paella valenciana preparata dallo chef Ferdinando Campaniello di Cancello Arnone, campione mondiale del 2020 nella specialità culinaria.

«Per la prima edizione faremo una due giorni, dato che siamo all’esordio e nelle incertezze della pandemia; ma voglio ampliare il festival nei prossimi anni, negli ospiti e nei giorni di attività», dice la Andrias che vive di flamenco da 30 anni. Dopo essersi formata a Siviglia oggi è docente di ballo alla Labart dance di Napoli ed è molto impegnata nella divulgazione di questa arte in Italia. È sicura che avrà successo: «Il bacino di utenti del flamenco è ampio e insospettabile, soprattutto tra i non addetti ai lavori perché ha un richiamo universale. Eppure è una danza complessa, nelle scuole è solitamente la terza disciplina che si studia». Il genere poi, spiega, è piuttosto inclusivo: «La grande differenza che c’è con altre forme di ballo professionale è che è aperto a tutte le fisicità e le personalità. Non occorre un corpo definito per darsi al flamenco; anzi, in certi casi alcuni difetti aiutano».

Ritorna sul perché un festival al Sud: «Mi sembra giusto, direi naturale che il Mezzogiorno d’Italia, a lungo dominato dagli spagnoli e che vive una continuità con la penisola iberica, abbia un suo festival. Soprattutto Napoli e i territori limitrofi che sono le zone più spagnole d’Italia: basta pensare all'opera di ristrutturazione fatta da don Pedro De Toledo a Pozzuoli». La Andrias ricorda anche la presenza di altri artisti flegrei del flamenco, molto conosciuti all’estero: il chitarrista Michele Accarino e l’unica cantora della Penisola, Anna Rosarillo, nata a Buenos Aires da famiglia italiana e che da tempo è tornata a vivere qui. «Entrambi sono ospiti della rassegna. Alla conclusione dei concerti, per la cosiddetta “fin de fiesta”, saliranno sul palco per alcune improvvisazioni. Ci sarò anche io». 

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Il Mattino