Appuntamento il 15 giugno a partire dalle 19 nella galleria Paolo Bowinkel di via Calabritto per la nuova collezione dell’artista Marco Abbamondi dal titolo...
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Nelle opere realizzate interamente in polveri cementizie e puro pigmento naturale, l’autore accentua l’effetto tridimensionale, di estroflessione della materia dalla superficie dritto verso lo spettatore: vere e proprie costruzioni finalizzate ad emettere luce. La luce si irradia, e si rifrange dalla superficie dell’opera dritto verso l’occhio dello spettatore, ne cattura lo sguardo, l’attenzione e l’emozione.
La materia sembra quindi contorcersi prima di esplodere dal muro verso l’interno della sala: un movimento sussultorio della crosta terrestre prima dell’esplosione e della nascita di una nuova realtà. Una sorta di onda sismica ispirata dalla stessa terra di origine: una terra che è sempre in bilico tra stabilità e instabilità, in cui non vi sono certezze, né fissità, ma un continuo evolversi tra alti e bassi che caratterizzano la stessa storia di questa terra con un movimento ondulatorio reso perfettamente dalle nuove opere.
L’estroflessione è resa con la vera e propria “costruzione” di un territorio scultoreo fatto di materia manipolata e forgiata e applicata sul supporto. All’interno delle venature di materia tracciate con la mano nel cemento, ancora molle e umido, l’artista interviene con colorazioni calde e fredde derivanti esclusivamente da pigmenti naturali accentuando le ombre e le tonalità scure; mentre sulle superfici accentua il chiarore della luce già riflessa dalla superficie stessa. Le opere diventano ora una fusione di scultura e pittura dove nessuna determina o assoggetta l’altra. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino