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Il popolare attore di teatro e di cinema Renato Carpentieri firma la regia dello spettacolo Il complice, il testo di Friedrich Dürrenmatt pubblicato nel 1977, di cui è anche interprete nel ruolo di Boss, insieme a Salvatore D’Onofrio (Doc), Giovanni Moschella (Cop), Valeria Luchetti (Ann), Francesco Ruotolo (Vecchio e Jim), Antonio Elia (Bill), Pasquale Aprile (Sam). Prodotto dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Il punto in movimento, lo spettacolo debutterà in prima nazionale al Teatro San Ferdinando di Napoli, giovedì 31 marzo con repliche fino a domenica 10 aprile.
Le scene sono di Arcangela Di Lorenzo, i costumi di Annamaria Morelli, le luci di Cesare Accetta, il suono di Andreas Russo. Il complice è una allegoria grottesca – dichiara Renato Carpentieri –, com’era allegoria quella dei Viaggi di Gulliver di Swift: lo stesso Dürrenmatt si definisce «il commediografo più truce che ci sia» e aggiunge «La nostra è un’epoca del grottesco e della caricatura». Già solo la scelta di una forma allegorica fa venire la voglia di mettere in scena questo testo, anche come reazione alla moda teatrale di falso realismo o di sogni estetizzanti sfruttando gli autori classici.
Nel sottosuolo di una metropolis senza nome vive Doc, uno scienziato famoso che la crisi economica ha buttato sul lastrico («La mia scoperta fondamentale sul problema della vita è che per una crisi economica sono finito in mezzo a una strada»); costretto a lavorare per Boss, un anziano capomafia, ha inventato una macchina per dissolvere cadaveri: «Il delitto perfetto è diventata una possibilità reale».
Renato Carpentieri dirige Il complice di Friedrich Dürrenmatt, una commedia distopica oltre che una metafora ironica di questa nostra «epoca del grottesco e della caricatura», con tre protagonisti senza nome perché emblemi del nostro tempo: Doc è un luminare della chimica, licenziato a causa di una qualche crisi, che il potente anziano capomafia Boss utilizza per sciogliere i cadaveri prodotti nella lotta per il profitto, mentre Cop è il poliziotto “assetato di giustizia” che segue la vicenda e non arretra neanche di fronte all'assassinio. Il Complice per eccellenza è naturalmente Doc, lo scienziato di una scienza vilipesa e distorta, “l'intellettuale”, ma è evidente che anche tutti gli altri protagonisti sono complici: fanno quello che possono per continuare a vivere, ribelli o acquiescenti, nel disordine provocato da altri.
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