Nell'era dei social e del digital a Sirico tornano 'o 'nciucio e 'a 'nciucessa

Nell'era dei social e del digital a Sirico tornano 'o 'nciucio e 'a 'nciucessa
Una passeggiata che si snoda attraverso la “strada a serpente”, vicoli, cortili e gli “antichi portoni" del borgo di Sirico a Saviano, sapientemente...

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Una passeggiata che si snoda attraverso la “strada a serpente”, vicoli, cortili e gli “antichi portoni" del borgo di Sirico a Saviano, sapientemente trasformato in un suggestivo scenario pittoresco e fantasioso con luci, colori e ritmo, con spazi dedicati alla gastronomia, musica e divertimento di un passato «spensierato e non solo». Ma con un filo conduttore unico: ‘o ’nciucio, il pettegolo. La diceria che si fa e si trasmette ad un altro allo scopo di divulgare la cattiveria e maldicenza. Che qui a Sirico, nell'era dei social e del digital 4.0, nell'aera di una società che chiede di correre e favorisce il tam tam tra le persone attraverso un displey e le chat, viene invece recitato e raccontato  dal vivo dalla 'nciucessa, la protagonista assoluta del chiacchiericcio paesano. Ma anche cantato e suonato, ballato al ritmo di tammorra  pizzica taranta.


Sabato 8 e domenica 9, l'associazione socio-culturale  Rione sirico Michela Polverino ripropone ancora una volta 'a sera ro' nciucio, giunta alla 13esima edizione. Non una sagra, ma un intenso lavoro organizzativo e di ricerca per riscoprire e rappresentare le antiche atmosfere di vita paesana e dove tutti entrano a far parte di un meraviglioso palcoscenico realizzando splendidi allestimenti scenografici tra i vicoli,  i portoni, i bassi di quel che resta del vecchio Borgo di Sirico. Allestimenti con  biancheria merlettata, arredi antichi, bambole e giocattoli del passato, abiti anni ’70, padelle di rame, macine e macchine agricole per arare la terra, carretti, botti, tini, cantine e stalle, attrezzi per il vino, per la potatura e per il forno. E poi le antiche e succulenti pietanze locali. In ogni vicolo, portone, basso,  come in tempi antichi, si riassaporeranno i tradizionali piatti tipici locali e del buon vino, accompagnati da musica, balli e soprattutto ‘o ‘nciucio. Quante cose dimenticate, tante preziosamente conservate,  che rivivono con sorpresa di tanti perché  i siricani con  questa festa accolgono i visitatori e condividere con essi tutto ciò che di caro e raro hanno conservato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino