Un Totò non ancora raccontato, intimo e introspettivo, austero e assai umano: prima giovane e ambizioso, poi consapevole, audace e infine maturo, pensieroso e stanco....
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Un regista giovane e appassionato, Aldo Manfredi, cresciuto alla Scuola del Cinema di Napoli, ha inscenato un'originale rilettura della storia e la vita di Antonio De Curtis, scindendo l'uomo sensibile dal Principe della risata, l'amante blasonato dal padre accorato, così come il poeta di grandi sentimenti dal comico più popolare e amato della storia di cinema e teatro. Incisiva e precisa l'interpretazione di Yari Gugliucci, talento salernitano di respiro e formazione decisamente internazionali, sempre tra Roma, Regno Unito e Grande Mela.
Equilibrio tra Totò e il Principe De Curtis, Gugliucci stempera e combina verve drammatica e malinconia partenopea, guizzi comici e monologhi privati, raccontando gli incontri fondamentali di Totò con Liliana Castagnola, Peppino De Filippo, Franca Faldini e Mario Castellani, fino all'intervista di Oriana Fallaci del 1963 (..«Signorina, a me Totò non piace!»), con la quale si chiude emozionalmente il sipario.
Accanto e assieme a Gugliucci recitano Giuseppe Abramo, Francesca Romana Bergamo, Giulia Carpaneto, Gianluca D’Agostino e due giovani ballerini, Emilio Caruso e Doriana Barbato: danza e rivisitazione delle celebri canzoni, le scenografie in led wall e modernariato, i costumi dalle sartorie di Isaia e accenti di recitazione tra classico e contemporaneo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino