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Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E i dati ministeriali parlano chiaro. A oggi le vittime sono in notevole aumento, a causa del lockdown che costringe spesso le donne a vivere in una convivenza forzata sotto lo stesso tetto con i loro “carnefici”. «Di pazienti vittime di ogni forma di violenza purtroppo me ne sono capitate tante nel corso degli anni - dice Francesco D’Andrea, presidente nazionale SICPRE (Società italiana di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica) - come Maria (nome di fantasia), 53enne napoletana, arrivata al mio studio in condizioni morali e fisiche di estrema fragilità. La violenza la guardava negli occhi ogni giorno, subendola da anni da un compagno che la picchiava, la ricattava e la umiliava portandola all’esasperazione finché lei stessa si è procurata da sola ustioni su varie parti del corpo. Dopo aver toccato il fondo Maria ha tuttavia trovato la forza di chiedere aiuto e si è rivolta a un’amica di famiglia, che l’ha accompagnata da noi per farle curare le cicatrici e i segni che portava sulla pelle».
LA STORIA
«Durante l'arco della mia carriera mi sono capitate tantissime storie di donne, ma anche di uomini vittime di violenza - spiega D’Andrea - e il dato che è sempre emerso era comune a tutti: la violenza agisce non solo sul corpo, ma soprattutto sullo stato psichico della persona, che cerca di guarire e di ricostruire la propria vita non soltanto dal punto di vista esteriore».
I DATI
Secondo i dati del Dossier del Viminale 2020 durante la chiusura per l'emergenza sanitaria da Coronavirus sono triplicati gli omicidi che hanno avuto come vittima una donna, arrivando a un femminicidio ogni due giorni. L’ambito di maggiore pericolosità oggi è quello familiare, dove avvengono oltre la metà degli omicidi in Italia. Negli 87 giorni di lockdown per l’emergenza Coronavirus (9 marzo - 3 giugno 2020) sono stati 58 gli omicidi in ambito familiare-affettivo: ne sono state vittime 44 donne (il 75,9%) e in 14 casi gli uomini. Ciò significa che, durante la pandemia, ogni due giorni una donna è stata uccisa in famiglia. Non solo: nei 279 giorni “normali” (cioè non di lockdown) gli omicidi di donne in ambito familiare-affettivo sono stati 60 (su un totale di 104 omicidi familiari-affettivi), cioè mediamente su base annua uno ogni sei giorni. La quarantena ha quindi di fatto triplicato gli omicidi di donne. Oggi, infatti, più della metà (il 53,6%) degli omicidi in Italia avviene nel contesto familiare-affettivo: su un totale di 278 omicidi, sono 149 gli omicidi familiari e di questi 104 (pari al 69,8%) ha come vittima una donna. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino