Legami di solidarietà, la resa del parroco: «Non abbiamo più soldi per aiutare chi è in difficoltà»

Legami di solidarietà, la resa del parroco: «Non abbiamo più soldi per aiutare chi è in difficoltà»
«Mi spiace, ma il fondo è esaurito, non abbiamo più soldi per aiutare chi è in difficoltà». È quanto ha annunciato don Peppino...

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«Mi spiace, ma il fondo è esaurito, non abbiamo più soldi per aiutare chi è in difficoltà». È quanto ha annunciato don Peppino Gambardella, parroco della chiesa San Felice in Pincis di Pomigliano d'Arco, parlando del fondo «Legami di solidarietà», nato tre anni fa e appoggiato, all'epoca, da Libera e dalla Fiom. Nel 2015, a Pomigliano, arrivarono esponenti di Libera e lo stesso leader della Fiom, Maurizio Landini, per lanciare l'operazione solidarietà, che doveva servire a sensibilizzare i lavoratori ad aiutare chi un lavoro non ce l'ha. Un fondo che ha visto i contributi di Tony Servillo, dell'ex senatore Giovanni Barozzino, di alcuni artisti locali, ma soprattutto della gente. Grazie e soprattutto a don Peppino, che si è speso tra la gente, tra i fedeli, tra gli operai, anche con l'operazione «1 euro per i compagni operai», e che è servito per aiutare disoccupati e licenziati, poveri e indigenti.


«Duecentocinquanta famiglie circa - spiega il prelato - ma dopo tre anni ieri abbiamo raschiato il fondo del barile, ed i soldi, per ora, sono finiti. Non potremo più aiutare chi aveva bisogno di medicine, di un aiuto per pagare la bolletta della luce o dell'acqua. Ieri abbiamo aiutato le ultime tre persone, e con il cuore a pezzi devo dire che non potremo farlo senza altri aiuti». A donare, spiega don Peppino, spesso sono stati gli operai dell'Avio di Pomigliano, sensibilizzati da uno dei volontari della parrocchia. «Ma anche molti fedeli non si sono tirati indietro - aggiunge - ma la povertà che ci circonda è immensa. In questi anni abbiamo raccolto tante richieste di aiuto. Intorno a noi, nel 2018, ci sono persone che raccontano storie disperate. Persone che non possono mangiare, che vivono a lume di candela perché senza corrente. E tutto questo perché nella nostra società ancora non c'è la cultura della partecipazione al bisogno del prossimo. Si vive in modo troppo individuale». L'associazione, oltre al supporto economico, si occupa anche di supporti «morali», e molti sono i volontari che cercano di dare una mano come meglio si riesce. «Ma tutto ciò non basta - conclude il parroco - il fondo è esaurito, e per aiutare abbiamo bisogno a nostra volta della generosità di tutti. Invito quindi tutti a donare anche un euro per il nostro prossimo, perché la solidarietà non termini». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino