Napoli, Befana solidale: distribuiti regali a 80 bambini delle periferie

Napoli, Befana solidale: distribuiti regali a 80 bambini delle periferie
Ottanta bambini delle periferie di Napoli hanno ricevuto un dono personalizzato questo pomeriggio al ristorante «Il Poggio» di via Poggioreale a Napoli, dove è...

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Ottanta bambini delle periferie di Napoli hanno ricevuto un dono personalizzato questo pomeriggio al ristorante «Il Poggio» di via Poggioreale a Napoli, dove è arrivata in anticipo di un giorno la Befana solidale del gruppo di imprese sociali Gesco, organizzata grazie al sostegno della Società nazionale sanitaria Cesare Pozzo. Bambini e adolescenti tra i 4 e i 14 anni sono stati accolti dagli operatori di Gesco per festeggiare l'Epifania con un gioco adatto alla loro età e acquistato grazie a una donazione di 2mila euro della Cesare Pozzo, che ha scelto questa iniziativa nell'ambito del progetto «Un sorriso per i più piccoli».

Si tratta di un progetto di solidarietà su scala nazionale della Società nazionale di mutuo soccorso Cesare Pozzo, Fondazione Cesare Pozzo per la mutualità, Coordinamento giovani e Coordinamento donne Cesare Pozzo che ha l'obiettivo di offrire un aiuto concreto ai bambini ospedalizzati e ai minori che si trovano in condizione di disagio, mediante donazioni alle associazioni, alle cooperative e alle fondazioni che, sull'intero territorio nazionale si occupano di supportare i più piccoli. A Napoli è stato scelto Gesco come partner dell'iniziativa.

«Il progetto sostenuto dalla Cesare Pozzo Società nazionale di mutuo soccorso - dice il presidente nazionale, Andrea Giuseppe Tiberti - è declinato sotto vari aspetti in tutta Italia e si rivolge a diverse categorie di persone in condizioni di disagio: dai bambini dei reparti di pediatria, a quelli di lunga degenza come i piccoli pazienti oncologici, alle famiglie che hanno comunque bisogno di essere sostenute. A Napoli abbiamo scelto l'iniziativa di Gesco per dare un segnale di incoraggiamento ai bambini e ai ragazzi delle periferie, affinché comprendano che la solidarietà e il superamento dell'individualismo sono fondamentali per costruire un futuro e una società migliori. La condivisione e l'aiuto reciproco sono i valori che la Cesare Pozzo cerca di diffondere da 145 anni».

Per la Befana al Poggio la giornalista Chiara Reale si è travestita da Befana per l'occasione e dalle 15.30 alle 18.30 ha consegnato personalmente i doni ai piccoli provenienti da Barra, Poggioreale, Secondigliano e San Giovanni a Teduccio. Ha aperto la kermesse con un saluto, tra suoni natalizi e dolciumi, il presidente di Gesco Sergio D'Angelo. «Prosegue il nostro impegno sul dono - ha detto D'Angelo - e per questo abbiamo deciso di non rinunciare all'appuntamento con la Befana, organizzandolo con tutte le cautele che il Covid prescrive».

I bambini e i ragazzi sono stati accolti per piccoli gruppi, accompagnati da un solo genitore, e il rinfresco a base di biscotti e dolcetti è stato servito in monoporzioni. Tutti hanno indossato le mascherine FFP2. «I ragazzi hanno patito le limitazioni del lockdown e dell'emergenza Covid più di tutti - prosegue il presidente di Gesco - Quando si pensa poi a quelli provenienti da contesti disagiati, la mancanza di opportunità di svago e di socializzazione si fa sentire di più. Per questo abbiamo deciso, d'accordo con la mutua sanitaria Cesare Pozzo, di destinare a questa Befana speciale la loro donazione che ci ha permesso di comprare per ognuno un gioco adatto alla sua età».

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Il classico «Sapientino» accanto ad altri giochi da tavola per stimolare le abilità intellettive e favorire la socializzazione - come lo Scarabeo, il Tabù, il Paroliere - e giochi creativi per trucco, gioielli, cucina destinati alle femminucce sono stati alcuni dei doni scelti dagli operatori di Gesco per gli ottanta bambini che hanno festeggiato l'Epifania al Poggio, «per noi - conclude Sergio D'Angelo - il luogo simbolo dell'impegno nei contesti difficili e per i ragazzi a rischio di emarginazione. Quando lo aprimmo qualche anno fa, decidemmo di privilegiare i giovani provenienti da famiglie disagiate: oggi trenta di loro lavorano ancora qui».

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Il Mattino