La serata al Bingo e lo schianto mortale: l'ultima notte di Mara e Miriam

PREGANZIOL - Per le due amiche il mercoledì sera era sinonimo di bingo: Miriam e Mara tentavano la fortuna nella sala di San Lazzaro. Un appuntamento fisso. Ma la serata di...

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PREGANZIOL - Per le due amiche il mercoledì sera era sinonimo di bingo: Miriam e Mara tentavano la fortuna nella sala di San Lazzaro. Un appuntamento fisso. Ma la serata di svago è finita in tragedia: tamponate e uccise dalla Bmw M2 di Ronnie Levakovic sparata come un proiettile lungo il Terraglio, sul rettilineo di Frescada. Ancora pochi minuti e sarebbero arrivate a casa: Mara Visentin abitava col marito e due dei tre figli al civico 277. Miriam invece viveva qualche chilometro più in là, nel quartiere residenziale di via Manzoni, di fronte alle scuole. Si sarebbero salutate dandosi appuntamento alla settimana successiva. Invece no: sono morte sul colpo a bordo della Citroen C1 rossa sbalzata nel fosso e schiantata contro una spalletta di cemento all'altezza del civico 76.

«Miriam era partita da casa mia, a San Trovaso. E non è più tornata. Me l'hanno portata via» - sussurra il fidanzato Ivo Piovesan, con la voce tremante. Le parole gli escono a stento perché fatica ancora a credere che la donna di cui era innamorato gli sia stata strappata via in un modo così crudele -. Il mercoledì lei e Mara si trovavano per fare due chiacchiere e andare al bingo». E così è stato anche l'altra sera. Mara, 63 anni, è passata a prendere l'amica, di 51. «Erano molto legate: si conoscevano da tanti anni, da quando i figli erano alle elementari». E nel tempo avevano coltivato una bella amicizia, ritagliandosi ogni settimana un po' di tempo da passare insieme. Che fosse in sala bingo o in qualche bar della zona, le due amiche parlavano di tutto: dei figli ormai diventati grandi, del lavoro, delle preoccupazioni e delle gioie quotidiane. «Le ho viste insieme più di qualche volta: venivano qui a bere qualcosa, soprattutto di sera» - racconta Gabriele Zago, titolare del bar gelateria Baires di Preganziol, locale poco distante dalla casa di Miriam. Mercoledì sono salite in macchina sorridenti: quella era la loro serata.

LA SERATA INSIEME

«E' stata l'ultima volta in cui ho visto Miriam» - dice il fidanzato - Poi ho ricevuto quella terribile telefonata da uno dei suoi figli». La chiamata che gli ha tolto il sonno e il sorriso: «Miriam non c'è più. Non riesco a crederci». Due famiglie accomunate dallo stesso dolore: «Dalle 4 di stanotte ci è crollato il mondo addosso - sussurra uno dei tre figli di Mara mentre passeggia sul vialetto di casa, senza darsi pace mentre le lacrime gli rigano il volto contratto -. Siamo distrutti». Dolore, incredulità. Ma anche rabbia in chi ha perso l'affetto più caro: «Me l'hanno portata via» - ripete Ivo, il fidanzato di Miriam senza riuscire a togliersi dalla testa l'immagine della Citroen rossa spezzata a metà contro il ponticello di cemento, scagliata nel fosso da quella Bmw che viaggiava «a velocità folle», come raccontano i residenti che per primi si sono catapultati in strada quando hanno sentito il boato e poi il botto.

CORDOGLIO E INDIGNAZIONE

«Non è accettabile morire così, per colpa di qualcuno che ha scambiato la strada per una pista da corsa» - tuona Roberto Veneran, titolare della Veat di Casier, l'azienda in cui Miriam Cappelletto lavorava da circa due anni e mezzo come impiegata amministrativa. L'indignazione si mescola al cordoglio per le due vittime, le ultime di una lunga fila di croci sulle strade della Marca, che negli ultimi giorni sono tornate a tingersi drammaticamente di sangue: tre vittime in 24 ore. Sulla spallina di cemento contro cui la Citroen ha terminato la sua corsa ieri mattina alcuni parenti hanno adagiato un mazzo di rose rosse: una carezza a ricordo delle due vite spezzate.
 

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Il Mattino