Tra annunci, promesse, ritardi, alcune opere finanziate e altre no, con tempi di realizzazione lunghissimi, Scampia resta un quartiere dormitorio. In questi anni si è...
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I PROGETTI
La rinascita del rione popolare passa per «Restart Scampia», un progetto di rigenerazione urbana che prevede, in una prima fase, l’abbattimento di tre Vele e la riqualificazione della quarta, la Vele celeste, destinata agli alloggi. Due giorni fa le ruspe hanno cominciato a tirare giù i balconi e il cemento di quella Verde: un primo passo, ma significativo. L’intervento va a inserirsi in un piano più complessivo che prevede la realizzazione di asili nido, scuole materne e scuole superiori. Andranno potenziati i servizi sociali per le donne e per le famiglie; realizzati nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica (ben 350); così come strutture commerciali, culturali, e per il tempo libero (anche un cinema multisala). Scampia dovrà cambiare volto, ma ci vorranno ancora molti anni. Si parla di tempi presunti con una scadenza fissata a dicembre 2023. C’è poi il progetto «lumaca» della Facoltà di Medicina dell’Università Federico II che sta andando invece avanti, anche se a piccoli passi.
LA SITUAZIONE
Insomma, tutte cose che restano, ad oggi, tra le carte dei progetti: la fotografia odierna è quella di un quartiere dove i ragazzini giocano sull’asfalto. Dove c’è il tasso di evasione scolastica tra i più alti d’Italia, oltre alla microcriminalità e le difficoltà legate alle condizioni socio-economiche. Lo stesso vale per la disoccupazione e la mancanza quasi totale di assistenti sociali. L’ultimo dato diffuso dal Comune, appena pochi mesi fa, parlava di cinque operatori in servizio, a fronte dei 13 previsti (8 in meno). «Tutto quello che stiamo ottenendo nasce dalla lotta che, da anni, stiamo portando avanti - spiega Omero Benfenati del comitato Vele - Io sono nato qui, e solo chi ci ha vissuto può capire quanto sia stato importante cominciare con l’abbattimento della prima struttura. Questo è un quartiere dove bisognerà restituire ai bambini il diritto, vero, all’infanzia, che non può essere quello di vivere nell’amianto e nell’umidità. E poi il lavoro. I tanti cantieri aperti negli anni non hanno lasciato nulla. Oggi, invece, con tutto ciò che ci sarà da fare, ci sarà lavoro anche per i giovani di Scampia». Gli interventi dovranno essere realizzati grazie a tre differenti fonti di finanziamento per 57 milioni di euro. Il programma straordinario per la sicurezza delle periferie per 18 milioni di euro; il programma operativo delle Città metropolitane (Pon Metro 2014–2020) per 9 milioni di euro; e il Patto per lo sviluppo della città di Napoli per 30 milioni. Ma all’appello mancano ancora 50 milioni di euro per il completamento dello studentato. «Incontreremo, insieme al sindaco e all’assessore Piscopo, forse la prossima settimana, il ministro Provenzano - conclude Benfenati - per cercare di sbloccare la situazione». Un’altra promessa mancata è la costruzione della cittadella dello sport all’interno della Caserma Boscariello.
L’APPELLO
Una delle poche voci di Scampia, dove lo sport è di casa, è quella di Gianni Maddaloni: «I fondi ci sono, ma non si sa quando partiranno i lavori. Forse entro due, tre anni, intanto mi sto facendo vecchio. Lo sport è uno strumento di inclusione – sottolinea Maddaloni – ma se il Governo non sblocca i progetti non ci sarà mai un futuro per I ragazzi». «Io non mi fermo e vado avanti - rimarca Maddaloni - Tra le ultime cose realizzate: un accordo con l’Asl per allenare dieci bambini autistici e nel giro di un mese abbiamo ottenuto un grande risultato di integrazione. E poi ho portato in palestra anziani di oltre 60 anni, offrendo loro sport gratuito. Questi sono i risultati che mi fanno inorgoglire». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino