Ti incammini fra i viali della vergogna e ciò che ti colpisce non sono le montagne di sacchetti, i cumuli di rifiuti edili, le auto rubate e smantellate, le lastre di...
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Rione Luzzatti, quello di Lila e Lenù e dell’Amica Geniale che per il secondo anno straccia record di ascolti televisivi. Questo posto è per tutti la “ex area Nato” e si chiama così perché trent’anni fa qui doveva sorgere proprio un’infrastruttura della Nato. Nel dopoguerra c’era il mercato del ferro poi, dopo la parentesi dell’alleanza militare internazionale, questi 30mila metri quadri sono stati affidati a un’azienda che scavava la Metropolitana che li utilizzò come deposito di materiali; infine l’area è stata affidata alla “Agorà 6” che su questi terreni avrebbe dovuto sviluppare il prosieguo del Centro Direzionale. Oggi c’è un contenzioso fra l’azienda e il Comune, i lavori di allargamento del Centro Direzionale, forse, non si faranno mai. I veleni, però, sono ancora tutti qui.
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La gente della zona dice che, nel corso degli anni, qui è arrivato di tutto. Parlano di camion che sversavano dentro buche, raccontano di continui assalti da parte di furgoni che lasciavano bidoni e roba puzzolente. Poi spiegano dell’assalto da parte di ladri, delinquenti, disperati: un paio d’anni fa in una notte sorse un villaggio rom che venne bloccato proprio grazie alle proteste dei residenti.
Nel 2010, esattamente dieci anni fa, il Comune si rivolse all'Arpac, l’agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente, e chiese di fare un’analisi del terreno. Il resoconto di quelle analisi è contenuto in una delibera comunale del luglio di quell’anno: «Sulla base degli esiti delle indagini e delle valutazioni effettuate dall’Arpac il sito risulta contaminato con superamento delle soglie di concentrazione dei contaminanti (Csc) ed è necessario avviare la predisposizione e l’esecuzione di un piano di caratterizzazione». In quello stesso documento si stabiliva che proprio la società “Agorà 6”, alla quale dopo qualche mese (nel 2011) sarebbe stata affidata l’area, avrebbe provveduto a coprire i costi per indagare sui veleni, poi Palazzo San Giacomo avrebbe provveduto a restituire i 75mila euro anticipati per l’avvio del progetto di bonifica.
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Tenete a mente le date e gli eventi: nel 2010 il Comune chiede ad Agorà 6 di anticipare i soldi per il progetto di bonifica. Due giorni fa, e siamo nel 2020, il Comune ha emesso un’ordinanza: il sindaco de Magistris impone proprio a quell’azienda, che nel 2011 ha avuto la concessione di quell’area, di provvedere a sue spese alla caratterizzazione e alla bonifica di quel luogo. Ma perché si è giunti a una svolta cosi drastica? Il merito è della tenacia degli abitanti della zona che l’anno scorso hanno presentato una denuncia in Procura per chiedere che qualcuno una buona volta si prendesse la responsabilità dei veleni dell’ex area Nato. La Procura ha chiesto al Comune, proprietario dell’area, di risolvere la questione e il Comune ha ribaltato la vicenda su “Agorà 6” alla quale è affidato quel pezzetto di Napoli. L’azienda ha risposto di non essere responsabile di quello scempio ma il Comune ha insistito.
Sapete cosa accadrà nei prossimi mesi? Si rincorreranno documenti legali e opposizioni in un rimpiattino di responsabilità del quale pagheranno le conseguenze ancora e solo gli abitanti dell’area circostante.
Non siamo in grado di stabilire chi sta dalla parte della ragione in questa vicenda né chi deve provvedere alla bonifica, però abbiamo respirato l’aria mefitica che sgorga da quell’accumulo di veleni, abbiamo guardato negli occhi la gente del quartiere e sappiamo una sola cosa: bisogna fare in fretta perché c’è gente che non respira, che soffre, che muore.
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Il Mattino