Due anni fa l’incendio che ridusse in cenere, con il Museo della Scienza, anche una certa idea di città che guarda al futuro. Ieri la festa dell’orgoglio e della...
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Una festa a metà, dal retrogusto amaro: 48 mesi dopo quel tragico 4 marzo, ancora non si conoscono nomi, volti e motivazioni di chi innescò le bombe incendiarie. Bit, la molla parlante che interagisce con i visitatori, ha ritrovato la voce, ma la ferita non si rimargina e non si rimarginerà fino a quando i signori del fuoco non verranno scoperti.
Però la ricostruzione cammina e questo è un bel segnale per l’intera città, che altrove arranca: quasi cento le idee-progetto arrivate da tutto il mondo per il nuovo Science Centre, a testimonianza di un’attenzione che non si spegne. Non a caso il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, durante la visita a Coroglio ha voluto sottolineare che Città della Scienza «non è un luogo di Napoli ma un patrimonio del Paese».
Di certo, però, Delrio avrà buttato lo sguardo anche oltre il perimetro della cittadella. E gli sarà bastato poco per rendersi conto che, tutt’intorno, la desertificazione avanza. Calma piatta: del vento della ripresa ancora non v’è traccia. «Il commissario per Bagnoli arriverà molto presto, parliamo di giorni», ha voluto rassicurare il numero due di Palazzo Chigi. Speriamo davvero che sia così. E, soprattutto, che per Bagnoli s’ingrani finalmente la marcia giusta, dopo anni di chiacchiere, progetti flop, riconversioni solo annunciate e furibonde liti da pollaio.
Questo tratto di costa dove un tempo ruggivano le acciaierie ha ingoiato già troppe speranze fallite, navigazioni a vista e operazioni opache o pasticciate nelle quali la politica ha dato il peggio di sé. Vent’anni di ritardi sono una vergogna per la città e per l’intero Paese. La presenza del governo a Città della Scienza nell’anniversario del rogo ha pertanto una valenza simbolica importante, perché rende ancora una volta di più evidente la volontà dell’esecutivo di vigilare sull’area Bagnoli-Coroglio, che è sito di interesse nazionale.
Anche perché va completata la bonifica della zona, su cui sono da tempo accesi i riflettori della magistratura.
Il Mattino