Attentato a Bardellino jr a Formia: tre indagati

Dodici perquisizioni eseguite tra Formia, Gaeta e Minturno

Antonio Bardellino in un'immagine dell'epoca
Dodici perquisizioni eseguite tra Formia, Gaeta e Minturno, tre pentiti, tra cui un genero del boss Bidognetti e tre indagati a vario titolo per quella che la Dda di Roma ritiene...

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Dodici perquisizioni eseguite tra Formia, Gaeta e Minturno, tre pentiti, tra cui un genero del boss Bidognetti e tre indagati a vario titolo per quella che la Dda di Roma ritiene una “punizione” contro i Bardellino da parte dei Bidognetti. La vittima di un tentato omicidio risalente a febbraio è Gustavo Bardellino. Teatro dell’agguato a colpi di pistola, l’autosalone Buonerba a Formia del quale sarebbe anche socio lo stesso Gustavo.

Indagati per tentato omicidio un costruttore originario dell’agro aversano, ma residente a Formia, Luigi Diana, 47 anni e Giovanni Lubello, ex marito di Katia Bidognetti (figlia di Francesco «Cicciotto ‘mezanotte»). Indagato per favoreggiamento Vito Iacopino, 81enne proprietario di una villa a Formia dove è stato individuato un bunker che si ritiene sia stato il nascondiglio di Antonio Bardellino, il cui caso sul decesso in Brasile nel 1988 si è riaperto sulla base di una intercettazione telefonica: un «salutami papà» pronunciato dal fratello di Antonio, Salvatore, rivolgendosi al nipote.
Al vaglio degli 007 il contesto in cui sarebbe maturata la punizione di Gustavo Bardellino ferito sei mesi fa con due colpi di pistola 9x21, uno dei quali lo raggiunse alla spalla destra. 


Per la Dda di Roma, pm Spinelli e Gualtieri, sarebbe stata un’azione per agevolare il clan dei Casalesi, anche sotto il profilo economico. Da queste indagini emerge la collaborazione anche dei pentiti Vincenzo D’Angelo (marito di Teresa Bidognetti), Giuseppe Basco e Antonio Lanza. «In quanto alla struttura dei Bardellino – ha dichiarato D’Angelo - so che è di rilievo la figura del figlio di Ernesto, Calisto. Questi avrebbe dovuto vendicare la sua famiglia, se avesse voluto riaffermare il suo potere ma, nel basso Lazio, mi risulta, in quanto dettomi da Katia (Bidognetti), che i Bardellino potevano muoversi come un clan autonomo, ma sempre senza disturbare gli Schiavone». 
Sull’agguato al salone, anche se de relato, scrivono i pm, D’Angelo indica in Lubello l’unico che conoscesse l’ingresso posteriore dell’autosalone. Il caso Bardellino investe anche la Procura di Napoli e la Dna la cui inchiesta mira a far luce anche su un certificato di nascita presentato nel 2003 all’anagrafe di Formia dalla moglie del capoclan scomparso, acquisito da un finanziere ormai deceduto.



Il documento riguarda la nascita di una bimba figlia della donna e di un uomo che sembra non esistere: quest’uomo si chiamerebbe Marco Bardellino Diana, e risulta un fantasma. La mamma di quella bimba (ora una donna) è l’ex compagna di Bardellino (che ha altri due figli, entrambi con cognome materno) e il presunto padre porta il cognome del boss - Bardellino - associato al cognome della mamma di quest’ultimo, Diana. Va detto che Bardellino, secondo la sentenza Spartacus, è morto per mano di Mario Iovine poi ucciso in Portogallo. Nel 2018 inoltre, una sentenza del tribunale civile di Napoli Nord ha dichiarato la morte presunta del boss su richiesta dei familiari. Bardellino fuggito dunque nelle Americhe? Secondo alcuni studiosi di camorra, se fosse stato ancora in vita, gli scenari del crimine sarebbero stati del tutto diversi da oggi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino