Dubai, la mossa di Cartabia: «Dateci il boss narcos che custodiva i quadri di Van Gogh»

Dubai, la mossa di Cartabia: «Dateci il boss narcos che custodiva i quadri di Van Gogh»
Ha sollecitato con forza l’estradizione di Raffaele Imperiale. Ha consegnato alle massime autorità giudiziarie degli Emirati Arabi una richiesta a senso unico:...

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Ha sollecitato con forza l’estradizione di Raffaele Imperiale. Ha consegnato alle massime autorità giudiziarie degli Emirati Arabi una richiesta a senso unico: ridateci il narcotrafficante vesuviano, condannato in via definitiva per fatti di droga, indagato in un processo per associazione camorristica e indicato fino a qualche mese fa dalla Procura di Napoli come uno dei massimi ricercati del distretto partenopeo. Una iniziativa che non passa inosservata, quella del ministro della giustizia Marta Cartabia, nel corso di un bilaterale con il suo omologo Abdullah Al Nuaimi, a margine dell’Expo nella capitale emiratina. Formalmente si tratta della terza richiesta di estradizione avanzata dall’Italia, nel corso degli ultimi sette mesi, da quando cioè Raffaele Imperiale è finito in manette. In questi mesi, gli Emirati Arabi Uniti hanno respinto le prime due richieste di estradizione, mentre ora si attendono gli esiti dell’istanza avanzata dallo stesso ministro Guardasigilli. 



Una partita che va avanti da mesi, ma che non ha sortito al momento il risultato desiderato dalle autorità giudiziarie italiane. Proviamo a fare chiarezza: in questi mesi, Dubai ha detto no a due richieste di estradizione. Ha respinto l’istanza per la condanna a cinque anni e mezzo per fatti di droga, probabilmente perché nel corso di questo processo Imperiale era assente, fisicamente lontano dal Tibunale di Napoli, ma residente nella stessa capitale degli Emirati.

Poi, è stata rigettata una seconda richiesta, questa volta fondata sull’accusa di associazione per delinquere, sulla scorta di una misura cautelare dello scorso settembre. Anche in questo caso, il no di Dubai potrebbe far leva sul fatto che la seconda richiesta di estradizione nasce come estensione della prima, che faceva leva su un processo già avvenuto nonostante l’assenza dello stesso imputato. Ora, si è mossa il ministro Cartabia, con una terza istanza che - secondo quanto emerso finora - fa leva solo sulla possibilità di dare concretezza a un titolo esecutivo come la condanna a cinque anni e mezzo rimediata da Imperiale, a prescindere dal fatto che fosse o meno presente in aula. Si attendono esiti, in uno scenario in cui mancano alcuni tasselli. Proviamo a mettere a fuoco il primo nodo da sciogliere: se le due istanze di estradizione sono state rigettate, per quale motivo Imperiale è ancora detenuto a Dubai? Cosa lo inchioda - almeno per il momento - all’interno di una struttura detentiva della cosiddetta capitale del futuro? Ci sono altri reati, magari legati ai documenti usati in questi anni di esilio dorato, che potrebbero coinvolgere Imperiale? Questioni che probabilmente sono state affrontate nel corso del bilaterale tra i due ministri della giustizia. 


Un appuntamento, all’insegna della cooperazione internazionale, a tutela dei cittadini che vengono trattenuti in cella in Italia o negli Emirati, che punta a garantire la messa in esecuzione delle sentenze di condanne definitive. Un caso che resta aperto, mentre proseguono in Italia le indagini a carico di un personaggio che ha legato il suo nome a una vicenda più unica che rara: quella legata alla restituzione, da parte dello stesso Imperiale, di due quadri di Van Gogh acquistati venti anni fa, dopo un clamoroso furto all’interno del Museo di Amsterdam (il furto non fu opera di Imperiale, che si limitò da acquistare le due tele, ndr). Due quadri che sono stati restituiti dallo stesso narcos, accanto a un memoriale in cui Imperiale ha ammesso il proprio coinvolgimento in merito a fatti di droga, respingendo le accuse di essere legato a clan o di esercitare un ruolo da boss nello scacchiere camorristico vesuviano. Vicende ricostruite grazie al lavoro investigativo dei pm Giuliano Caputo, Maurizio De Marco, Vincenza Marra, sotto il coordinamento dello stesso procuratore Gianni Melillo, sulla scorta delle indagini della Mobile e del nucleo di polizia economica e finanziaria della Finanza, che ora attendono risposte dagli stessi Emirati. Indagini che puntano a fare chiarezza sul ruolo di Imperiale, sia nella sua stagione olandese (ha gestito un coffe shop ad Amsterdam, a pochi metri dal canale principale), sia a proposito dei rapporti con esponenti della camorra napoletana (alcuni pentiti lo accusano, a leggere la misura che gli è stata notificata lo scorso settembre). Dopo l’intervento del guardasigilli, si attende una risposta dei giudici emiratini, all’insegna della reciprocità internazionale tra Roma e Dubai. 
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Il Mattino