«Qui le bombe, lì soft»: ecco il libro del pizzo targato clan Lo Russo

«Qui le bombe, lì soft»: ecco il libro del pizzo targato clan Lo Russo
«Qua andate con la parlantina soft, lì andate “ad infami”». E ancora: «In questi tre negozi (due pub e una cornetteria) andate senza...

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«Qua andate con la parlantina soft, lì andate “ad infami”». E ancora: «In questi tre negozi (due pub e una cornetteria) andate senza “saper leggere né scrivere, non vi fate intenerire”; alla birreria Peroni invece sono 50mila euro, altrimenti “bombe a riso”». Poi consigli sul look che le squadre devono assumere: «Voi, siete ok per la gente infame, nell’altra lista, ci vogliono persone sistemate (cioè educate ed eleganti)». Eccolo il vademecum del perfetto estorsore, secondo quanto emerge dal libro mastro del racket scoperto mesi fa all’interno di un covo di corso Vittorio Emanuele III: due pagine zeppe di nomi di negozi, con le frecce su un ogni esercizio: vengono indicati i soldi che dovranno versare per la tangente di Pasqua di due anni fa (da 2500 euro a 50mila per i centri commerciali), per le rate mensili, ma anche sul look da assumere, sull’atteggiamento da sfoderare. A seconda del commerciante: c’è chi subirà un atteggiamento «soft» e chi invece se la caverà con una richiesta di pizzo, «con la parlantina». Parola di Matteo Balzano, presunto boss del clan Lo Russo, finito al centro di un’inchiesta culminata ieri in oltre una trentina di arresti. Sono quelli di «abbasc Miano», «giovani, violenti, attratti dal facile guadagno e attratti dal fascino della malavita», per dirla con le parole del gip Claudio Marcopido. Inchiesta condotta dai pm Alessandra Converso e Enrica Parascandolo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli (da lunedì capo della Procura di Salerno), colpita l’ultima generazione del clan Lo Russo. I Balzano, i Cifrone. Droga e racket, armi, stese e attentati, mentre vanno avanti su un altro scenario indagini per omicidio (tra i destinatari della misura cautelare anche Stefano Bocchetti, ucciso lo scorso gennaio). Oltre cinquanta commercianti taglieggiati, nessuna denuncia spontanea agli atti. 


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Eccoli i presunti esponenti del terrore, raggiunti ieri dalla misura cautelare: Matteo Balzano, Giovanni Borriello, Angelo Contiello, Patrizio D’Aria, Gianluca D’Errico, Salvatore De Marinis, Salvatore Esposito, Gaetano Garnier, Francesco Gervasio, Ciro Mallardo, Giuseppe Marciello, Vincenzo Minervino, Alberto Natale, Christian Patierno, Angelo Pesacane, Alessio Peluso, Salvatore Sansone, Giovanni Scarpellini, Salvatore Scarpellini, Alessio Sepe, Pasquale e Salvatore Silvestri, Maria Trambarulo, Marco Valentino, Salvatore Velotti; mentre scatta il divieto di accesso e dimora nella regione Campania per Mariarca Bosti (moglie del presunto boss Luigi Pompeo), Maria Caiazzo, Vincenza Carrese, Cira Ciotola, Martina Torre; ordine di arresto anche per il pentito Luca Covelli. 
 

Dal carcere partivano gli ordini, anche grazie a telefonini cellulari (spesso smartphone di ultima generazione). Agli atti finisce anche una videochiamata di Maria Trambarulo (ritenuta legata al clan Licciardi) che sta facendo shopping e si rivolge al compagno detenuto per un consiglio degli acquisti: si chiama Salvatore Silvestri ed è ritenuto uno dei reggenti della cosca dei capitoni di Miano. Cellulari nuovi, camorra social, grazie a whastapp e a facebook. Ma in questo scenario, i telefonini cellulari sono necessari anche e soprattutto per impartire ordini in merito alla gestione delle piazze di spaccio, al racket e al rafforzamento di equilibri criminali. In questo senso, vengono captate conversazioni anche con Pasquale Sibillo, boss della famigerata «paranza dei bimbi» del centro storico, nel tentativo di consolidare accordi di alleanza e all’insegna del mutuo soccorso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino