Ospedale Cardarelli: sì del Garante della privacy ai marcatempo a impronte digitali. L’Authority per la protezione dei dati personali fa scattare il semaforo verde...
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Un’istruttoria, quella del Cardarelli, durata circa sette mesi, nata a febbraio di quest’anno sulla scia delle indicazioni fornite a inizio d’anno dalla Regione a tutti i manager. Una linea di rigore assunta dal Governatore Vincenzo De Luca all’indomani della maxi-inchiesta dell’autorità giudiziaria sull’assenteismo al Loreto mare. In quell’occasione De Luca parlò della necessità di elaborare soluzioni più rapide per controlli e verifiche da attuare a monte e a valle della registrazione di presenza. E tra le soluzioni prospettate vi era appunto l’estensione, a tutte le strutture sanitarie e ospedaliere della Campania, del sistema di rilevamento delle impronte digitali, da concordare d’intesa con l’autorità garante della privacy, così come già avvenuto nel 2016 al Ruggi di Salerno.
Proprio da quest’autorizzazione già concessa, e sulla scorta delle medesime finalità, parte il Garante per l’assenso all’utilizzo di procedure per la lettura dei dati biometrici. «L’obiettivo principale dell’installazione del sistema di rilevazioni - spiega il Garante - non è accertare la prestazione lavorativa del singolo dipendente ma garantire che ogni lavoratore registri l’inizio della prestazione lavorativa solo per se stesso e non anche per altri colleghi non presenti sul luogo di lavoro» accogliendo l’urgenza all’utilizzo di sistemi più efficaci rispetto al badge per correlare il dato informativo della presenza del dipendente con il dato reale (effettiva presenza). Il ricorso al rilievo delle impronte al Cardarelli è stato comunque scelto dopo aver scartato altre opzioni come l’incanalamento, ai varchi di un solo dipendente per volta.
Il Garante cita anche la nota integrativa con cui il Cardarelli, il 29 agosto scorso, fa riferimento a un episodio denunciato alla polizia nel 2015 riguardo ad anomalie sull’orario di lavoro di vari addetti al centralino. In quell’occasione i vertici dell’ospedale sottolineavano come «nell’analizzare i turni dei mesi di settembre, ottobre, e novembre del 2015 e le ore di lavoro prestate si nutrono seri dubbi sulla possibilità che il dato informatico raccolto col badge, relativo alla presenza in servizio di alcuni dipendenti, sia confermato dalla reale presenza del personale sul posto di lavoro». Ma questo non è l’unico episodio denunciato, essendo in corso, dinanzi agli organi competenti, ulteriori procedimenti di indagine.
Il sistema di rilevazione biometrica delle impronte digitali sarà dunque lo stesso già approvato, a settembre di due anni fa, dal Ruggi di Salerno. L’azienda dovrà anche fornire ai dipendenti una esaustiva informativa specificando il tipo di dati rilevati, la finalità i sistemi di utilizzo, le modalità di trattamento, compresi i tempi di conservazione e le misure di sicurezza per evitare che i dati sensibili siano accessibili da parte di soggetti non autorizzati.
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Il Mattino