Il Paese reale e i balletti ​della politica

Il Paese reale e i balletti della politica
Ieri ho ascoltato un signore dipendente di un’azienda che ha messo in cassa integrazione lui e gli altri suoi 34 colleghi dall’11 marzo. Visto che il proprietario ha...

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Ieri ho ascoltato un signore dipendente di un’azienda che ha messo in cassa integrazione lui e gli altri suoi 34 colleghi dall’11 marzo. Visto che il proprietario ha ritenuto di non anticipare nulla dell’assegno, queste persone non percepiscono un centesimo da quasi due mesi e mezzo. «Ho due figli – mi ha detto – e mi vergogno di chiedere 100 o 200 euro a mia madre pensionata».


Mentre la politica sembra molto interessata alla guerra alla Lombardia, avanguardia degli scontri autunnali per comuni e regioni, c’è una fetta d’Italia che sta morendo. Tre milioni di dipendenti sono nelle condizioni del mio interlocutore, salvo quelli con un datore di lavoro più generoso. Le ore di cassa integrazione dei mesi di lockdown hanno superato quelle della tremenda recessione del 2009. E’ incredibile che un milione di autonomi non abbia avuto ancora i 600 euro di marzo. Lo Stato ne conosce nomi , cognomi e numero di conto corrente: perché all’estero il versamento è automatico e qui no? Secondo Confcommercio, novantamila dei 330mila bar e ristoranti italiani non hanno riaperto, né si sa se e quando lo faranno. La chiusura a tempo indeterminato di milioni di impiegati in smart working ha ucciso decine di migliaia di piccoli esercizi che vivevano del loro caffè e della loro pausa pranzo. La ridottissima presenza di turisti stranieri (una piena ripresa viene addirittura prevista dall’Enit nel 2023!) lascerà senza lavoro una moltitudine di disperati. 


Ieri il ‘Financial Times’, pur dando atto delle straordinarie capacità di recupero degli italiani, sostiene che alla fine della storia ci ritroveremo col Pil del 1995. “L’Italia perde un quarto di secolo di crescita”, titola il giornale inglese, raccontando la storia di un ristorante di Trastevere che incassa dopo la riapertura un quarto di prima. Per onestà bisogna riconoscere che stare al governo in questo momento è un’esperienza tremenda. Ma Giuseppe Conte ha una opportunità straordinaria. Nel 2011 Mario Monti fece in poche ore una cosa impensabile: la riforma delle pensioni per decreto legge. E nessuno fiatò. Faccia qualcosa di impensabile stracciando i vincoli burocratici sulle opere pubbliche, sui finanziamenti, sui prestiti, sui permessi. Glielo consente perfino il procuratore nazionale antimafia. E lasci che i sepolcri imbiancati abbaino alla luna. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino