Hanno stabilito un punto di contatto con la Procura e lo hanno fatto con una buona dose di angoscia. Si sentono in dovere di raccontare quanto hanno visto la sera del 28 novembre...
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Ma torniamo ai punti cruciali delle indagini. Inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, al lavoro i pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia, c’è attesa per gli esami del Dna, che nei prossimi giorni offriranno un quadro chiaro della posizione di Luca. Intanto, però, si fanno avanti due potenziali testimoni. Sono due donne che hanno immagazzinato alcuni particolari della fine di Vittorio Materazzo. Hanno visto e sentito qualcosa e in questi giorni hanno fatto i conti con la loro coscienza. Hanno atteso i funerali per stabilire contatti con gli inquirenti. Chi conosce bene le due donne, sa che in questi giorni sono state tormentate dal dubbio. Hanno letto i giornali e seguito ogni novità dell’inchiesta, in una vicenda che ha coinvolto persone con cui vivono gomito a gomito. Ai loro congiunti hanno anche confidato di non riuscire a dormire la notte, dopo aver ascoltato quelle urla e dopo aver visto la parte finale del delitto. Ed è così che si sono fatte avanti, consapevoli di custodire elementi di sicuro interesse investigativo: devono aver notato particolari che possono - in un senso e nell’altro - dare un contributo nell’inchiesta sulla morte dell’ingegnere. Intanto, l’attenzione resta concentrata sui test del Dna. Difeso dai penalisti Gaetano e Maria Luigia Inserra, Luca Materazzo rivendica la propria innocenza, si dice estraneo al delitto, finanche disponibile ad offrire un contributo agli inquirenti. L’attenzione resta focalizzata sui reperti trovati in vico Santa Maria della Neve, dove l’assassino si è disfatto di abiti e oggetti usati durante il delitto: c’erano due coltelli da sub (uno dei quali sporco di sangue), due guanti da sub, due giubbini (uno più grande dell’altro), un paio di pantaloni, calzini e slip. Tutto in due buste nere gettate in una sorta di discarica, dove l’assassino si è rifugiato prima di riemergere alla luce, prima di assumere un atteggiamento apparentemente normale e in tono con l’orrore di viale Maria Cristina di Savoia.
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Il Mattino