Cimitero di Poggioreale a Napoli, arriva la svolta: venti indagati per il rovinoso crollo

Cimitero di Poggioreale a Napoli, arriva la svolta: venti indagati per il rovinoso crollo
Vogliono verificare il materiale usato, ma anche la corrispondenza tra quanto progettato (e finanziato) rispetto alla realizzazione dei vari step dell’opera. Poi vogliono...

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Vogliono verificare il materiale usato, ma anche la corrispondenza tra quanto progettato (e finanziato) rispetto alla realizzazione dei vari step dell’opera. Poi vogliono analizzare il rapporto tra pubblico e privato, tra committente e concessionaria, per mettere a fuoco la trama di appalti e subappalti legati alla realizzazione di un’opera destinata - almeno sulla carta - a cambiare la mobilità dell’intero capoluogo campano: la bretella della metropolitana, che avrebbe dovuto collegare - nel giro di una manciata di minuti - piazza Garibaldi all’aeroporto di Capodichino, passando per la fermata di Poggioreale. Ed è proprio qui, siamo in zona cimitero, che lo scorso 5 gennaio si è consumato un episodio rovinoso, con il crollo di un’intera area cimiteriale, probabilmente a causa dello stato di avanzamento del cantiere. Sette mesi dopo la voragine di Poggioreale, c’è un primo esito investigativo, con la decisione di notificare venti avvisi di garanzia a tutti i soggetti potenzialmente coinvolti nella storia dello stesso cantiere. Crollo (o disastro) colposo, ecco le accuse mosse dal pool guidato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, al termine delle verifiche condotte dai pm Federica D’Amodio e Giuseppe Tittaferrante, che hanno deciso di firmare una sorta di svolta investigativa. Si tratta di un conferimento di incarico a due consulenti (Grazioso e Augenti), che dovranno verificare la correttezza e la linearità di progetti e lavori, appalti e collaudi. 


Ma chi sono i soggetti che ora entrano formalmente nel processo? Chi sono i professionisti che dovranno difendersi dall’accusa di aver provocato - anche se in modo colposo e non doloso - una voragine al centro di Napoli, tanto da paralizzare cimitero e cantiere per mesi? A scorrere la lista dei venti indagati, spiccano i nomi di Ennio Cascetta, in qualità di ex presidente del Cda della Metropolitana di Napoli spa (società concessionaria dell’appalto), ma anche alcuni esponenti di vertice dello staff tecnico della stessa Metropolitana di Napoli spa. Da anni in prima linea, nella realizzazione di opere pubbliche l’ingegnere e docente Cascetta si è sempre detto fiducioso del lavoro della magistratura, convinto di dimostrare la correttezza del proprio lavoro. Stessa determinazione da parte degli altri indagati, a partire dalla funzionaria comunale Serena Riccio (assistita dal penalista napoletano Marco Campora), in qualità di responsabile del progetto e degli altri nomi coinvolti. 


Tra questi, spiccano il progettista strutturale Francesco Paolo Russo, il direttore dei lavori Filippo Cavuoto (difeso dai penalisti Giovanni e Orazio De Bernardo), il collaudatore statico Gianfranco Falconio, il procuratore di Metropolitane Napoli Fabio Giannelli, il direttore tecnico di Mn Giovanni Argenziano, il direttore tecnico opere civili di Mn Mauro Di Pace, il direttore tecnico opere civili Roberto Cocchi di Mn, ma anche alcuni manager individuati come responsabili delle aziende intervenute in associazioni temporanee per la realizzazione delle singole tranche dell’appalto. Una vicenda che va raccontata a partire da una premessa: la decisione di notificare avvisi di garanzia rappresenta, in questa fase del processo, una mossa a tutela di soggetti che potrebbero essere interessati a difendersi nel corso di un eventuale processo.

In questo senso, gli avvisi notificati non vanno considerati come una prova di colpevolezza, ma come una garanzia a tutela degli stessi manager coinvolti. Difesi, tra gli altri, dai penalisti Salvatore Branno, Alessandro Orabona e Alfredo Sorge, tutti i soggetti coinvolti potranno ora nominare consulenti o periti per rispondere ai quesiti posti ieri dalla Procura ai propri consulenti.
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Il Mattino