Seyran Ates, la femminista turca che a Berlino ha aperto una moschea in cui uomini e donne si alternano di venerdì in venerdì nel ruolo dell’imam, lo ha detto...
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Non a caso la «radicalizzazione» di quelli che volevano far saltare in aria la Sagrada Familia non comportava la rinuncia agli alcolici e alle droghe, né impediva altri comportamenti generalmente censurati nelle comunità musulmane. E del resto si trattava di giovani nati e cresciuti in Catalogna, non di profughi scampati alla fame e alla sete dell’Africa subsahariana o alle guerre civili del Medio Oriente: per cui quegli attentati hanno a che fare anche con noi, con la nostra cultura e con la nostra capacità di offrire un orizzonte alle nuove generazioni, qualunque ne sia l’etnia di origine. Non si tratta di sgranare il solito rosario sul disagio di una generazione destinata a vivere peggio della generazione precedente: in Italia il terrorismo fece centinaia di morti quando la crescita era costante ed il benessere diffuso. Si tratta invece di fare autocoscienza sui valori che trasmettiamo o non trasmettiamo: fino magari a convincere sbarbati diciottenni a cercare un altrove il più lontano possibile dal «costume di casa», se non addirittura a sfogare la rabbia con la violenza indiscriminata, o a «cercar la bella morte». Anche in seno all’Occidente, quindi, c’è da combattere una «guerra di civiltà». Ma una guerra di civiltà va combattuta innanzitutto in seno al mondo islamico. Ovviamente non le guerre che sono in atto, e che non hanno bisogno di incentivi ulteriori: come quella fra sunniti e sciiti, quelle che conducono i salafiti contro le altre confessioni sunnite, e le decine di guerre per procura finite fuori controllo da parte degli Stati che le avevano promosse. Piuttosto c’è da combattere la guerra dichiarata da Seyran Ates, che nella sua moschea vieta l’ingresso alle donne velate col niqab o col burqa. In seno all’Islam, infatti, non c’è bisogno di «moderazione».
C’è anzi bisogno di un nuovo radicalismo che rianimi una tradizione pietrificata da troppi secoli, in coincidenza col declino della civiltà araba.
Il Mattino