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Di questi tempi (quasi) ogni concerto, sopra e sotto il palco, assomiglia a quando il tappo di champagne salta. Tolte le mascherine, messo tra parentesi il Covid e anche la guerra, con le tasche più vuote per gli aumenti del costo della vita, gli italiani - ma il fenomeno è planetario - corrono a cantare con i loro rocker, trapper, cantautori, neoromantici preferiti.
Dal tour di Vasco Rossi passato anche per Napoli alla carica dei centomila di Campovolo per Ligabue e le magnifiche sette della canzone contro la violenza sulle donne. Dall’Arena di Verona (per l’omaggio a Lucio Dalla, per Il Volo) a piazza del Plebiscito che attende venerdì e sabato Gigi D’Alessio & friends (e le telecamere di Raiuno).
Le folle, di giovani e non, di reduci e non, sembrano come quel tappo di champagne saltato, dicono di un’esuberanza che è voglia di tornare a vivere dopo gli anni di smart working, di paura, di isolamento, di dolore, di lutti, di incertezza.
Il fronte del palco in quest’estate prova a recuperare i due anni perduti: ogni sera un concertone, ogni festival un grande nome, di casa e non, maturo o juniores, arrivato per la prima o per l’ultima volta (Elton John). E anche la tv scopre la musica, il richiamo del live, il bisogno di cantare in coro, seduti sul divano se non si può stare sdraiati su una zolla d’erba. È un ritorno al rito collettivo, alla condivisione scandita dai flussi di adrenalina e sudore, allo schiamazzo non perseguibile e non perseguito, alla vita colorata, se non proprio spericolata.
Se le librerie si svuotano, dopo un periodo di consumi confortanti, è perché la vita bussa alla porta sotto forma di concerto, di fuga dalla realtà con l’accompagnamento della propria colonna sonora preferita. La tendenza al kolossal schiaccia, ed è un peccato, proposte sonore più raffinate e/o elitarie, tra poco starnazzeranno anche i tormentoni e i tormentini di stagione. Ma tra Paolo Conte e Renato Zero, Claudio Baglioni e i Red Hot Chili Peppers, Patti Smith e i Metallica, Nick Cave e i Muse, ce n’è e ce ne sarà per quasi tutti i gusti.
La pandemia non è sconfitta eppure sotto il palco si torna a vivere, non come se non fosse mai arrivata, è impossibile, ma come se non potesse tornare. Albachiara e Annare’ si danno la mano, poi gridano più forte, e vivono più forte. La musica come esorcismo, la musica come terapia, la musica come risveglio.
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