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Il provvedimento generale sul Super Green Pass non è una carezza. È anzi una fortissima limitazione della libertà personale. Psicologicamente più forte del lockdown: perché allora eravamo costretti a restare chiusi in casa tutti alla pari (salvo che per alcuni, limitati lavori). Adesso i vaccinati e i guariti dal Covid potranno fare una vita normale, gli altri saranno esclusi da tutte le attività sociali.
Ma siamo al punto di svolta di una guerra di cui finalmente s’intravede la fine e certe strette sono purtroppo necessarie.
Dunque, non possiamo rischiare. E dovremo essere severi con i troppi che saranno tentati di eludere le norme: non si spiegherebbe altrimenti l’inconsueta asprezza con cui Draghi ha chiesto mano ferma al ministro dell’Interno Lamorgese. Certo, i controlli non saranno facili e si dovrà procedere a campione. Ma i ristoranti che avranno ammesso clienti irregolari andranno chiusi per un periodo, se non altro per un atto di rispetto nei confronti dei commensali corretti.
I contagi avvengono prevalentemente per tre ragioni. Persone incoscienti che senza protezione si avvicinano a persone non vaccinate per ignoranza (il gruppo di preghiera che ha formato un cluster di contagi a Medjugorje ) o per arroganza incosciente (i giovani altoatesini che si sono contagiati deliberatamente sperando che la malattia fosse una scorciatoia per avere il Green pass). Persone vaccinate all’inizio della campagna e quindi con gli anticorpi molto ridotti (ma quasi sempre hanno potuto continuare a lavorare da casa, a meno che non fossero molto anziane o con serie patologie pregresse). Infine i No Vax per paura o per resistenza ideologica. Fino al 6 dicembre queste persone potranno muoversi liberamente sui mezzi di trasporto. Poi non più senza almeno un tampone. È qui che si vedrà la capacità del nostro Stato – inteso nella sua interezza – di esercitare i controlli adeguati. Altrimenti finirebbe in burletta. E non possiamo permettercelo.
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