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Visitando lo Yad Vashem di Gerusalemme il 23 novembre 2003, Gianfranco Fini definì le leggi razziali un “male assoluto”. I giornali titolarono che il “male assoluto” era il fascismo e Fini non ebbe alcun interesse a precisare la distinzione. In tre video passati alla stampa estera, Giorgia Meloni ha riaffermato la condanna del fascismo “senza ambiguità” ed è quasi una non notizia. Perché da molto tempo era difficile coglierla in castagna su questo tema. Ha fatto bene comunque a ribadirlo ai giornalisti stranieri, a scanso di equivoci.
Adesso le chiedono di togliere la fiammella dal simbolo del partito e quando anche questo dovesse avvenire (come sollecitato ieri da Liliana Segre) si direbbe che è tardi e che in FdI c’è ancora qualche nostalgico di troppo, nonostante la Meloni da anni abbia minacciato questi signori di tagliargli la lingua.
Nella Bicamerale del ’95, D’Alema aprì a un semipresidenzialismo alla francese, ma pose come condizione una riforma elettorale col doppio turno di collegio (alla francese anche questo) che avrebbe impedito al centrodestra di vincere le elezioni a vita vista la sua tradizionale debolezza nei ballottaggi. È del tutto inelegante, sull’altro fronte, che si sia aperta nel Pd una sorta di anteprima congressuale nella previsione (o nella speranza?) di una pesante sconfitta elettorale del partito. Letta gioca una partita proibitiva e il galateo politico vorrebbe che il Pd lo sostenesse compatto.
Per capire come andranno a finire le elezioni si dovrà aspettare, comunque, almeno la prima settimana di settembre. I sondaggi d’agosto sono da sempre fasulli. Quando valgono insieme Calenda e Renzi? Oggi poco, ma potrebbero crescere. Difficilmente al punto di condizionare una eventuale vittoria del centrodestra, più probabilmente per indebolire il fronte progressista nei 232 collegi uninominali (su 600) in cui vince chi prende un voto in più. Adesso che i programmi sono definiti nei tre schieramenti, sarebbe utile confrontarsi e anche accapigliarsi solo su quelli. Ma non ci facciamo illusioni.
Il Mattino