MASSA LUBRENSE. Il negozio odora di antico. Un misto di polvere e salsedine appena smorzato dal profumo dei pasticcini alle mandorle esposti tra le figurine dei santi, le foto...
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Davanti al singolare studio d’arte di Cioffi i turisti si fermano per osservare i danni provocati dagli incendi che, negli ultimi due giorni, hanno devastato il versante del monte San Costanzo che degrada proprio verso Nerano e l’approdo di Marina del Cantone. Fiamme alte, vegetazione distrutta, colonne di fumo che oscurano il cielo: un disastro che ha costretto i vigili del fuoco a un duro lavoro e si è trasformato in uno spettacolo a uso e consumo dei vacanzieri. «I nostri ospiti non hanno paura, anzi si divertono – racconta Antonia De Simone, titolare del ristorante “Lo Scoglio”, uno dei più gettonati a Marina del Cantone – per alcuni di loro gli incendi sono una vera e propria attrazione». E così, mentre i camerieri si affrettano a pulire la mise en place dei tavoli ricoperti di cenere, turisti e vip si godono lo show della terra che brucia e del continuo via vai di elicotteri e canadair.
È dall’inizio degli anni Sessanta, quando fu aperta la strada di collegamento tra Nerano e l’approdo di Marina del Cantone, che questo angolo della Costiera figura nella hit parade delle località turistiche più ambite al mondo. A circa 50 anni di distanza non si contano i vacanzieri vip che si precipitano da queste parti durante l’estate per fare il bagno e gustare le specialità della cucina locale: Paul McCartney e Bruce Springsteen, Tom Hanks e Steven Spielberg, Michael Jordan e Mario Balotelli, solo per citarne alcuni. Il primo a innamorarsi di Nerano, però, fu Gianni Agnelli. L’Avvocato era un habitué del ristorante «Lo Scoglio», dove spesso inviava i suoi chef ad apprendere le ricette ideate da Antonietta Gargiulo. Due su tutte: quella della parmigiana di melanzane e quella della mozzarella in carrozza, cavalli di battaglia della mitica «’Ntunè».
La storia dei luoghi, però, è racchiusa nella pasta e zucchine. Nato come piatto povero preparato dalle mogli per i mariti reduci dalle battute di pesca, questa pietanza è divenuta col tempo il simbolo di Nerano. Era il 1951 quando il principe Pupetto di Sirignano fece ingresso nel ristorante «Maria Grazia», dove centinaia di avventori si erano susseguiti per l’intera giornata fino a esaurire tutte le pietanze disponibili. Per soddisfare l’appetito del nobile napoletano i cuochi furono costretti a inventarsi un piatto a base di ingredienti di fortuna. Fu così che dalla cucina sulle palafitte uscirono gli «spaghetti alla Nerano»: un mix di formaggi locali, basilico e zucchine coltivate sotto il sole della Costiera che ancora oggi rappresenta un must per chi visita Marina del Cantone. A fare di questa località un tempio della cucina mediterranea ci hanno pensato, in tempi più recenti, gli chef stellati Alfonso Caputo e Antonio Mellino, titolari rispettivamente de «La taverna del capitano» e «I quattro passi».
Nello scrigno di Nerano brillano anche le spiagge. A cominciare da quella dei tedeschi che deve il nome alle migliaia di turisti originari della Germania che, negli anni Settanta, sceglievano questo tratto di costa per i bagni estivi. Ed è proprio da Nerano che si inerpica tra le rocce il sentiero verso la baia di Jeranto, fiore all’occhiello dell’area marina protetta di Punta Campanella, nota nel mondo per le acque cristalline, la macchia mediterranea, le piante rare e le oltre cento specie di uccelli censiti nel corso degli anni: un patrimonio immenso, troppo spesso sfregiato dall’incuria e dai piromani. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino