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Impazza il toto ministri. È piuttosto normale. Quello che però non è normale è la situazione drammatica del Paese, nel contesto altrettanto drammatico internazionale. Per Giorgia Meloni i punti politici sostanziali da risolvere per fare presto sono due. Il primo: chi indica al premier designato la lista dei ministri per la quota di spettanza ad ogni forza politica della coalizione.
Qui la soluzione è abbastanza semplice: i leader dei vari partiti. La Meloni non può scegliersi da sola la squadra - al di là dei necessari passaggi con il Quirinale – se vuole garantire la luna di miele del nuovo governo all’interno della sua coalizione.
Il secondo: quanti tecnici ci possono essere in un governo che ambisce, forte del risultato elettorale autonomo in Parlamento, a rappresentare il ritorno della politica a Palazzo Chigi.
Sono queste quattro emergenze, cioè la realtà, a chiedere che qui la Meloni ricorra al meglio delle competenze presenti nel Paese. E più saranno “visibili” anche nella loro autonomia dall’appartenenza di schieramento meglio sarà: perché garantiranno alle decisioni del governo su queste materie una qualche “terzietà” di azione in cui possano riconoscersi gli interessi generali del Paese.
Di fatto, se si assumesse questo principio, sarebbero definiti a priori i quattro ministeri che dovrebbero avere una copertura tecnica al massimo livello. Peraltro, i ministeri attualmente sono 24, quindi ne restano venti con la pletora di viceministri e sottosegretari, dove figure politiche, sperabilmente dignitosamente capaci, hanno dove collocarsi. Insomma, non abbiamo bisogno di facce feroci o di gestione muscolari, dalla piazza alla politica energetica.
Se il governo si muoverà su questa linea, avrà la possibilità di garantirsi una luna di miele con il Paese, tanto più necessaria alla luce della crisi internazionale in atto e delle ripercussioni che avrà tra imprese e famiglie in difficoltà, soprattutto nel Mezzogiorno. Il tempo dirà della qualità d’azione di questo governo. E della legislatura se anche l’opposizione saprà fare il suo mestiere, concorrendo ad elevare, nell’interesse del Paese, il prodotto interno lordo della “politica” che vi si esprime.
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