Il piano Next Generation senza i giovani

Il piano Next Generation senza i giovani
Siamo alla vigilia di alcuni eventi straordinari su cui si rende necessaria una riflessione che si inserisce nel dibattito sul Mezzogiorno. Per farlo, però, serve spirito...

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Siamo alla vigilia di alcuni eventi straordinari su cui si rende necessaria una riflessione che si inserisce nel dibattito sul Mezzogiorno. Per farlo, però, serve spirito propositivo, critico ed un approccio laico. 

Dicevo, perciò, eventi straordinari che porteranno sui nostri territori una marea di miliardi che non abbiamo mai avuto modo di avere né di spendere, come tra poco potremo fare. Mi riferisco all’incrocio tra la nuova programmazione comunitaria e le risorse del Recovery Fund.

Parto dai fondi europei. Siamo prossimi alla quarta programmazione. Già alla seconda si diceva che sarebbe stata l’ultima occasione di sviluppo. Cos’è successo allora? Gli obiettivi non sono stati raggiunti? Come sono state spese queste risorse? Perché siamo ancora fragili e incapaci di andare avanti senza aiuti? 

Ciò che mi stupisce e in parte mi amareggia è che ad un Sud che chiama, c’è un’Europa che risponde con risorse destinate esclusivamente al Mezzogiorno. Possiamo essere felici di questo? Se da un lato ne prendiamo atto, dall’altro non possiamo non rilevare come spesso i progetti ed i fondi stanziati non abbiano prodotto del tutto quella rivoluzione annunciata e auspicata, ad esempio sul piano occupazionale. Spesso si è passati dall’entusiasmo di una comunicazione trionfalistica all’oblio più totale, senza poter evidenziare coerentemente gli effetti dell’impiego di queste risorse. Il dopo, per me, in molti casi è davvero deludente.

Non possiamo non avere, perciò, uno sguardo critico ed una forte responsabilità, in particolare verso i cittadini e soprattutto verso le nuove generazioni. Non possiamo non sottolineare la tristissima circostanza che nonostante le risorse stanziate, arrivate e spese, il Sud continui ad impoverirsi, a spopolarsi, a perdere energie vitali. Le cause e le concause sono tantissime, cito per tutte la difficoltà di spendere, documentare e certificare queste risorse a causa anche delle debolezze strutturali dei comuni e dei soggetti affidatari. 

La nuova programmazione presto inizierà e non mi sento tanto tranquillo, soprattutto se penso ai tempi di realizzazione dei progetti che saranno finanziati. Non tocca a me individuare gli strumenti affinché tutto questo non si verifichi, affinché non si ripetano gli errori del passato. Il mio compito è quello di promuovere spazi di confronto, aprire le menti a nuove progettualità, tutto ciò significa in qualche modo difendere anche quello che ho realizzato in cinquant’anni. 

La seconda riflessione è legata al Recovery Fund, e al programma che non a caso si chiama Next Generation. Vi invito a riflettere. Questa generazione e le altre che verranno avranno già un debito pubblico alle stelle che dovranno pagare senza averne colpa. Molti dei fondi che rientrano nel Next Generation sono a debito e peseranno sempre sulle spalle dei ragazzi di oggi. Si può mai continuare su una strada in cui nella scelta e nella gestione dei progetti che devono realizzarsi, in particolare al Sud, destinati alle nuove generazioni, non si preveda il coinvolgimento dei nostri giovani? Insomma, si parla di loro, ma senza di loro. Si usano i loro soldi, quelli che dovranno restituire con gli interessi, senza dare loro la possibilità di gestire queste risorse. È una contraddizione enorme e che va sanata. È un percorso sbagliato che le Istituzioni devono correggere. 

Faccio, quindi, appello alla mia Regione, al nostro Presidente De Luca perché si attivino meccanismi non di controllo o di gestione ma di accompagnamento dove le migliori intelligenze giovanili siano messe in condizioni di leggere i progetti, verificarne la validità e l’utilità e anche la ricaduta sul loro presente e futuro. Il rischio è un po’ sempre lo stesso: annunciare grandi rivoluzioni per poi constatare di stare in una condizione peggiore della precedente. Ecco perché non possiamo tenere i ragazzi distanti dalle scelte che li coinvolgono e che vengono fatte per il loro futuro. 

Parliamo ora di cultura e di collegati alla cultura. Nel Recovery Fund vengono stanziati 170 milioni di euro per la Biennale di Venezia e oltre trecento milioni per l’intero sistema di Cinecittà. In questo campo, perciò, la grande novità dovrebbe risiedere, sia per la nuova programmazione comunitaria che per il Recovery Fund, in un indirizzo finalmente chiaro e preciso verso quella che è la più grande industria italiana, ovvero quella culturale, in particolare al Sud. Qui non si parla di eventi, ma di logiche aziendali rispetto alle quali Giffoni rappresenta un modello. 

In materia di cultura, questo è un momento delicatissimo, strategico, dove la politica deve svolgere un ruolo di primaria importanza, perché nella nuova programmazione comunitaria ci sia una linea chiara di promozione, sostegno e sviluppo. Mi auguro che a Bruxelles si vada a discutere anche con determinazione e convinzione, dando spazio e priorità alla nostra più grande risorsa, in un Sud con poche infrastrutture ed un tessuto produttivo non proprio competitivo. Cultura, ambiente e turismo rappresentano concretamente gli assi intorno a cui costruire lo sviluppo possibile in una logica aziendale, produttiva e continuativa.

Credo che sia arrivato anche il tempo in cui, se chiediamo alle Istituzioni di cambiare, allora dobbiamo essere anche noi pronti a cambiare le nostre azioni. Sul fronte della cultura c’è ancora tanto compiacimento ai limiti del narcisismo per le proprie azioni limitate nello spazio e nel tempo e anche tanta improvvisazione. Siamo prima di tutto noi, a doverci sforzare per far sì che la nostra Regione possa essere dichiarata tra le più creative d’Europa. In questo contesto aggiungerei anche che ci sono dei negazionisti delle teorie di Darwin. Dove l’evoluzione delle specie culturali non esiste o non dovrebbe esistere.
Siamo vivaci, creativi, felici, carichi di energia, solari… Tutte cose belle con le quali siamo definiti, ebbene ora dimostriamolo con i fatti, se vogliamo raccontare noi stessi di un Sud che c’è ed è vero, e non di storie e racconti lontani dalla nostra oggettiva realtà.Non con coraggio né con determinazione, ma proprio con convinzione immaginerei un ulteriore investimento su Giffoni.

Rappresenta una certezza in termini di opportunità per accelerare un processo di crescita che non riguarderebbe solo la nostra realtà territoriale, ma l’intera Campania, attraverso il completamento della Multimedia Valley con il Campus e gli Studios, che rappresentano gli strumenti per fare della creatività e della formazione in Campania una vocazione sempre più radicata. E poi valorizzare il territorio attraverso un sistema di viabilità e di mobilità che sia efficace e moderno e che ci consenta di innestarci sulle dinamiche economiche della città di Salerno, attraverso un collegamento più snello. Bene quanto si sta facendo per l’Aeroporto di Pontecagnano: noi possiamo fare molto per il suo sviluppo e molto intendiamo fare perché questo ci consentirebbe di creare flussi turistici stabili e continuativi durante l’anno. Io credo molto nella sinergia con il territorio. Ed è la storia di Giffoni a testimoniarlo. 

Tutto ciò fa emergere un’altra grande verità: non c’è sviluppo senza programmazione. Dobbiamo perciò stare attenti: questa ubriacatura di fondi, se non ben indirizzati, può rivelarsi un disastro e avremmo così perso l’occasione storica. Il mio obiettivo e mezzo secolo della mia vita sono stati indirizzati sempre alle nuove generazioni. È giusto, anzi direi obbligatorio, prevedere una presenza costante dei giovani quando si parla di occasioni e di opportunità per costruire il loro futuro. Su questo insisterò tantissimo, non mollerò di un centimetro. 

Giffoni si candida ad essere un osservatorio sui fondi di Next Generation, perché questa è una partita che si gioca solo attraverso l’arma del rigore, della coesione e della partecipazione. E perché se il fine ultimo di queste risorse è il cambiamento, gli unici titolati a controllare che le risorse vengano spese bene e che siano realmente destinate a costruire il futuro sono proprio loro: i giovani della nostra Regione e del nostro Sud.

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Il Mattino