Sono soltanto dei ventenni, in fondo, e lo dimostrano giocando con i MalinComici, cabarettisti «Made in Sud» che si sono fatti notare su Raidue trasformando in tormentone «È...
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Il doppio trio si intende a perfezione, i comici napoletani dopo l’invito nel salotto buono della città hanno portato a casa anche un biglietto per il 21 settembre, destinazione Arena di Verona, dove è previsto il debutto live del prossimo album del terzetto che ha vinto all’Ariston.
Il loro Volo verso il successo è stato davvero «un sogno che diventa realtà»: messi insieme nel 2009 per partecipare a «Ti lascio una canzone», in un pugno d’anni hanno bruciato le tappe, conquistando Sanremo e il mercato neobelcantistico, soprattutto all’estero, America in primis, ma sfondando anche sul fronte giovanile: «Le ragazzine, quelle napoletane in modo particolae, hanno iniziato a fidarsi di noi, pensavano che il nostro stile, chiamiamolo opera pop, fosse cosa da vecchi, poi però ci hanno guardato bene, hanno visto la passione, la professionalità e la voce che ci mettiamo e... iniziano ad ascoltare romanze che prima non avrebbero mai apprezzato. Siamo felici per questo», spiega Piero, da Naro (Agrigento), che è quello con gli occhiali rossi e la voce più potente del gruppo, in fondo l’unica davvero tenorile.
Non a casa all’emozione di piazza del Plebiscito lui abbina quella di trovarsi di fronte il San Carlo: «Potermi esibire dentro quel teatro, come alla Scala, è il mio sogno. E l’opera sarà il mio futuro». Detto così, sembra quasi voler mettere una pietra sopra il futuro di una macchina per far soldi: sono già ripartiti per l’America, battono il ferro finché è caldo tenendo il piede in più mercati.
Ma su di loro veglia un manager che sa bene come vanno le cose dello showbiz, Michele Torpedine, che prima di scommettere su di loro ha messo a punto le carriere di Zucchero e Bocelli, quest’ultimo il faro dei tre: «Andrea ha dato inizio a questo genere», conferma Ignazio, da Marsala (Trapani), il più pop ed estroverso, a cui tocca il medley dedicato a Pino Daniele, unendo «Napule è», «Quando» e «Quanno chiove». Impossibile arriva in questa piazza e non rendere omaggio al nero a metà, ma come già successe quando Pavarotti si misurò proprio con «Napule è» il risultato non brilla per leggerezza.
Accompagnato dall’orchestra diretta da Diego Bassi, Il Volo affronta la prova con consapevolezza anche se rischia di prendersi troppo sul serio. Gianluca, da Roseto degli Abruzzi (Teramo), baritono con aspirazioni da croooner, sex symbol della situazione come confermano sotto il palco i gridolini delle piccole fans, prova a spiegare una scaletta in cui «Core ’ngrato» precede «Beautiful day»: «La melodia napoletana è la melodia per eccellenza. Non a caso proponiamo, insieme naturalmente con ”’O sole mio”, anche la rilettura presleyana di ”Torna a Surriento”. Il pezzo degli U2 è un divertissement, per spezzare un’atmosfera retrò in cui ci misuriamo con successi d’altri tempi».
Ci sono «Romantica» e «Smile», «Io che non vivo» e «Un amore così grande», Barone azzarda anche «E lucean le stelle», ma per spiegare il fenomeno tra i primi pezzi c’è subito «Un amore così grande»: «L’hanno scritta due napoletani, Boccia ed Esposito, ha una musicalità profondamente partenopea.
Il Mattino