Le parole di Matteo Brambilla sgomberano il campo dagli equivoci: nella corsa a Palazzo San Giacomo il fronte populista è spaccato. Sul tappeto non esiste alcuna ipotesi di...
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Certo, si obietterà: è difficile stabilire quale sia il peso specifico delle parole di Brambilla, rispettabile e impegnato ingegnere ambientalista che ha militato a lungo nel popolo dell’uno-vale-uno e che soltanto due mesi fa - con 276 sì - ha strappato il lasciapassare per guidare la corsa degli M5S al Comune. Soprattutto: non è dato capire fino in fondo quanto possano pesare quelle parole all’interno di un movimento come quello dei Cinque Stelle orizzontale e con leadership variabili, dove non è detto che l’indicazione calata dall’alto sia recepita in automatico dai militanti.
Due interrogativi ai quali però la consolidata compattezza del popolo grillino e un minimo di logica politica possono offrire delle risposte abbastanza probabili, anzi pressocché certe: uno, è vero, l’ingegnere non è il leader dei Cinque Stelle in città ma indubbiamente Brambilla in questo momento ha il pallino in mano e l’esito della partita per la sua squadra dipende soltanto da lui; due, è legittimo ipotizzare che nessun elettore sia tanto folle da praticare il voto disgiunto a beneficio di de Magistris, che avrebbe il duplice negativo effetto di compromettere seriamente le chances di elezione dell’aspirante consigliere comunale per il quale si esprime la preferenza e - molto più - di depotenziare la prospettiva per un eventuale negoziato in vista del ballottaggio. Ergo: l’elettore grillino non mollerà proprio ora il suo candidato a sindaco.
Si fanno dunque più chiari i contorni della disfida complessiva: sono entrambi spaccati i due fronti, quello dei populisti e quello dell’area per anni confinata nel recinto del bipolarismo. Sempre che il paragone non risulti offensivo o riduttivo. È come se ci si trovasse di fronte a due semifinali: i vincitori si giocheranno la finalissima al ballottaggio.
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Il Mattino