Mr Champions non aspetta i top player. Li ha già nella sua nuova casa, quella del Napoli. Ancelotti, tre volte vincitore del massimo titolo europeo, parte...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ancelotti è affamato di successi come i suoi uomini. È qui per vincere, lo aveva scritto sul suo sito e lo ha ribadito ieri a Dimaro, seduto accanto a De Laurentiis. Non si sono ascoltate promesse: Carlo ha stretto un sincero patto con Napoli, una città che lo aveva conquistato quando veniva da avversario al San Paolo. «In primavera vorremmo essere ancora impegnati su tre fronti e non giochiamo per arrivare al secondo posto». È piaciuta la sua concretezza. È allievo di Sacchi, ma anche di Liedholm e guarda all’essenza delle cose, senza far troppa filosofia, senza esasperazioni tattiche o mentali. E così il portiere bravo non è quello che gioca con i piedi, ma «quello che ha due mani per parare» (peccato che Meret si sia fermato per una frattura all’avambraccio). E i moduli non sono un rigido schema entro il quale far muovere gli 11 giocatori. Onore alla Juve per il colpo CR7, però c’è una indiretta constatazione in base a quanto si è visto ai Mondiali: «Non è un giocatore che fa la differenza ma un gruppo». E quello del Napoli è solido e brillante, perché altrimenti in cinque anni - il percorso è partito con Benitez, quando sbarcarono Reina, Albiol, Callejon, Higuain e Mertens - non vi sarebbero stati eccellenti piazzamenti e due trofei.
Sono questi risultati e questo gioco che hanno convinto Ancelotti ad accettare una proposta completamente differente da quelle sottoscritte fino a due anni fa, quando siglò il contratto con il Bayern Monaco prendendo il posto di Guardiola. Stavolta sostituisce il Pep italiano, Sarri, e lo fa con l’umiltà del grande uomo di calcio, rendendo onore a quanto il collega ha saputo costruire nel triennio napoletano. Fin dalle prime battute del ritiro a Dimaro si è visto un approccio diverso al lavoro: passaggi lunghi, maggiore verticalizzazione, più velocità. Non c’è soltanto Ancelotti davanti a una grande sfida - quella di non partire come favorito per lo scudetto e la Champions - ma ci sono anche i giocatori reduci dall’esperienza con Sarri. Sono apparsi così bravi grazie a quell’allenatore e a quel modulo oppure possono ripetersi, o migliorarsi, con un tecnico dalle profonde conoscenze e dalla grande personalità come Ancelotti? Chi li ha apprezzati in questi anni è convinto che possano ripetersi, o migliorarsi, uscendo dalla rigidità del 4-3-3.
Carlo è pronto ad alternare i moduli, proprio come farà con i giocatori. Non è casuale che abbia prospettato due ipotesi per la sostituzione di Jorginho: l’arretramento di Hamsik e l’impiego di Diawara, uno dei giovani trascurati da Sarri. La complessiva valorizzazione della rosa, inutilmente sollecitata da De Laurentiis negli ultimi due anni, è fondamentale per Ancelotti, che non esprime il minimo dubbio sull’organico, per dare forza a chi si affaccia in una grande piazza dopo aver vissuto in provincia (Inglese e Meret, soprattutto lui dopo l’infortunio che esclude il portiere dalla preparazione precampionato) o chi vuole vincere la sua scommessa dopo anni durissimi (Milik): è realmente convinto dei mezzi della squadra e vuole che la sfida sia accompagnata dalla passione di giocatori e tifosi. Le promesse, destinate a spegnersi, non funzionano e proprio perché ha vissuto in piazze caldissime Ancelotti sa quanto conti assumere un impegno coerente e convinto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino