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Lo hanno tirato per la giacca a destra a sinistra. Ma Mario Draghi non si è mosso. O meglio, si è mosso per fare la conferenza stampa: segno che le agitazioni in piazza lo hanno colpito. Non erano burattini manovrati dall’uomo nero, ma gente che vive il momento economico più drammatico. Un segno di attenzione al centrodestra, dunque, bilanciato immediatamente dalla copertura di Speranza: sarebbe stato serio d’altra parte decapitare il ministro della Salute insieme ad Arcuri e Borrelli?
Draghi non poteva impiccarsi a una data per le riaperture.
La volontà politica c’era, quella burocratica no. 70 milioni sono il costo di qualche ora di pandemia. Uno Stato che non può fare in emergenza un bonifico a vista per chicchessia non è uno Stato, ma il sarcofago di un cadavere. Altro appunto per il professor Draghi.
Da ieri il governo ha ripreso il mano il bandolo del problema. Guai a chi vaccina un giovane prima di un anziano. Avremmo potuto risparmiare tante vite, chi ha sbagliato le ha sulla coscienza.
È vero che all’inizio si era detto che Astrazeneca andava riservato alle persone con meno di 55 anni (quindi insegnanti e forze di polizia), ma dall’inizio di marzo l’indicazione era stata corretta: vaccino per tutte le età. E in molte regioni hanno continuato a vaccinare personale giudiziario, avvocati, studenti universitari. Una sciagurata disposizione del governo Conte sulle categorie “essenziali” tradotto in italiano significa via libera a furbetti di ogni risma. Chi faceva didattica a distanza aveva la precedenza su un anziano. È bastato l’accenno di Draghi a un giovane psicologo come esempio di cattiva coscienza per scatenare ieri le reazioni della categoria. Anche qui: guardiamoci in faccia. Meglio il giovane psicologo o il vecchio signore destinato alla rianimazione e al cimitero? Quando si tratta di fare la fila siamo impagabili.
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