Marisa Laurito: «Quelle vacanze a Bali con Renzo versione zen»

Marisa Laurito: «Quelle vacanze a Bali con Renzo versione zen»
Senza una telecamera, e giù da un palcoscenico, Marisa Laurito ha un altro passo. Parla piano, cerca la parola, costruisce il ricordo, si consegna totalmente ma un poco...

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Senza una telecamera, e giù da un palcoscenico, Marisa Laurito ha un altro passo. Parla piano, cerca la parola, costruisce il ricordo, si consegna totalmente ma un poco alla volta. Parla di mare come dimensione spirituale. E di vacanza come ricerca dentro di sé. Forse c’entra questa nuova vita da pittrice e da scultrice, che l’ha portata negli ultimi anni ad allestire mostre in tutta Italia, oppure è l’ineludibile risacca della comicità, che prima o poi cerca un senso anche altrove. «Io l’ho trovata in Croazia, la dimensione che cerco - dice -. Un vero colpo di fulmine».


Perchè proprio la Croazia?
«Ormai sono sedici anni che ci vado. È nata per caso. Il mio compagno la frequentava da tempo e così ci ha portato anche me. Mi sono subito innamorata di questi luoghi. Mille isole, mille posti dove andare, trovando esattamente le cose che cerco».

Quali sono le cose che cerca in vacanza?
«Isolamento e compagnia, al tempo stesso. Non mi definirei un’amante della solitudine ma della meditazione, sì. Le isole croate, che raggiungiamo con la nostra barca, sono una straordinaria combinazione di natura e bellezza, di silenzio e ordine; ti invitano a stare lì per ore a guardare il vuoto, a riflettere».

Non si pensa a lei come ad un tipo da vacanza ascetica. Invece lo è?
«Non esageriamo, adesso! Sto molto in compagnia, ospito amici, ne abbiamo di nuovi anche qui. L’estate è amicizia, è stare insieme. Usciamo in barca e facciamo cene. Ma è la dimensione interiore di luoghi come questi a fare la differenza. Io qui mi sento libera. Non mi trucco mai. Non bado mai a quello che indosso. Raramente mi fermano per un selfie. C’è quella magnifica sensazione di anonimato che ogni tanto è piacevole accarezzare. Per quanto anche qui stiano cambiando un po’ di cose».

In peggio?
«Direi di sì. La Croazia che abbiamo conosciuto noi, sedici anni fa, era davvero un paradiso incontaminato. Era da intenditori. Ci venivano gli amanti della vela, pochi italiani. Oggi si sta strutturando un turismo di massa che rischia di rendere più faticoso anche questo posto».

Lei è molto amante del mare?
«Che meraviglia, il mio elemento naturale». 

Mai fatta una vacanza in montagna?
«Che bestemmia. Io la montagna non so nemmeno dove sia. Non la voglio vedere neppure in fotografia. Per carità. La neve, i boschi: no, grazie. Per me vacanza è mare. Alcuni hanno il caminetto, si riscaldano, stanno bene, pace. Io ho sole e sale. Adoro nuotare, adoro anche solo guardarlo, il mare. Posso stare ore. È ipnotico».

E in inverno? Qual è la sua vacanza preferita?
«Io sono estiva, totalmente estiva. In inverno lavoro, sto in casa, mi raccolgo. Concentro tutto quello che posso in quei mesi e poi in estate, libertà assoluta. Ad agosto non si lavora. Al massimo si approfitta di qualche momento di relax per raccogliere le idee, scrivere qualcosa. Ma bisogna darsi un tempo, e per me quel tempo è l’estate».

Quando comincia l’estate per lei? Come si annuncia?
«Quando vedo le rose so che qualcosa sta cambiando. Direi che comincia già in primavera, con il primo sole. E il primo bagno, che si fa subito dopo Pasqua, senza paura dell’acqua fredda. Ultimo, tassativo, il trentuno dicembre. Quanti ne ho fatti l’ultimo dell’anno alla Rari Nantes di Napoli».

Lei è così napoletana ma questa è la prima cosa che dice su Napoli. C’è una ragione?
«Ma no, io adoro Napoli. È sempre con me. Solo che lì non riesco più a sottrarmi. La popolarità, che amo e che mi dà tanta soddisfazione, non mi consente però di muovermi in quella libertà che desidero. E quindi, ormai, scelgo altri luoghi. Ma la bellezza della nostra costa, del nostro golfo, delle nostre isole è indimenticabile. Come le nostre prelibatezze culinarie».

Il suo cibo per l’estate?
«Due simboli, su tutti. Il primo è l’anguria. Come farne a meno? Il secondo è una mia specialità: il polpettone finto. Un bell’impasto di patate e tonno. I miei amici si leccano le dita e mi chiedono la ricetta. Io sono generosa e la regalo a tutti. Ma lo faccio meglio io».

Un ricordo delle sue estati napoletane.
«Ne ho tantissimi. Quelle da bambina erano una meraviglia per me e un massacro per la mia mamma».

Perché?
«Uno stress organizzativo, credo. Andavamo tutti, col treno, a Torre Annunziata. Lido del sole, mi pare mi chiamasse. La cabina, l’ombrellone, le sdraio e i salvagente. Chissà che fatica, povera mamma, per avviare quella carovana. Ma per noi bambini era un’avventura così affascinante. Solo gioco e tuffi. E poi roba da mangiare, tanto cibo in quel cesto di vimini».

Poi da adolescente?
«Più grandicella, ho imparato a remare e prendevo una barca a Marechiaro. Facevo un bel pezzo di golfo e andavo da sola a fare le cozze. Ne portavo tantissime a casa. Ricordo quelle sere sulla barchetta a remi, sotto costa, con Napoli piena di lucciole. Io avevo i capelli lunghi e mi rimanevano impigliate nei ricci. Avevo una testa luminosa e tornavo verso casa così. Era un mare così limpido, così innocente. Lo abbiamo perduto ed è un gran peccato».

Un viaggio all’estero che non dimenticherà mai?
«Bali, assolutamente. Sono innamorata dell’Indonesia».

Come mai scelse di andare in vacanza a Bali? 
«Mi ci portò Renzo Arbore, avevo vent’anni. Abbiamo fatto grandi viaggi insieme. Ricordo il Brasile, con lui, altri luoghi esotici, sempre all’avventura, sfidando tutti, assaggiando tutto. E poi Bali. Ci andammo e rimasi rapita».

Da cosa?
«Intanto la bellezza dei luoghi. Un mare vivo, una natura rigogliosa. E gente fantastica, accogliente, generosa. Si viveva in villaggi, porte sempre aperte, bambini che vivevano in condizioni di totale libertà e serenità. E poi un elemento per me fondamentale».

A parte il mare che cosa altro la colpì di quella terra?
«A parte il mare, un coté mistico, una cifra contemplativa, un’energia positiva, una tensione spirituale sempre presente, in ogni cosa. Tipica dell’Oriente, così irrinunciabile che, alla fine, presi casa a Bali e ci sono tornata ogni estate, per venti anni consecutivi».

Si innamora dei luoghi come delle persone?

«I luoghi devono parlare al cuore. Bisogna stare in pace e cercare la pace. Con se stessi, con la natura, con gli altri. La mia vacanza è sempre bella piena».
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Il Mattino