Match dell'anno, adesso comandiamo noi

Match dell'anno, adesso comandiamo noi
Napoli–Juve. Cambiano i calciatori. I tecnici. I presidenti. Generazioni di tifosi seguono generazioni di tifosi. Ma il fascino di questa partita rimane immutato. Questo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Napoli–Juve. Cambiano i calciatori. I tecnici. I presidenti. Generazioni di tifosi seguono generazioni di tifosi. Ma il fascino di questa partita rimane immutato. Questo incontro resta avvolto in un atmosfera onirica. Ricordi, sogni, aspettative, emozioni, rimpianti.


Però… però qualche cosa è cambiato nel tempo. Mi viene in mente in proposito il titolo di un bellissimo film. «Ieri oggi e domani». Con Mastroianni e Sofia Loren. Celebre pellicola di Vittorio De Sica. Oscar nel 1963 (se non sbaglio)..

Il mio primo ricordo di Napoli-Juve risale a circa sessant’anni fa. Ero un bambino. E con l’amatissimo Pepette già non perdevo una partita. Rivedo le scene di allora come avvolte in una nebbia. La stessa nebbia che tinge le immagini di Amarcord. Ricordi d’infanzia di Federico Fellini. Oscar nel 1975 ( se non sbaglio). Quando il Rex passava e lo si poteva solo guardare. Anche nell’amarcord di un tifoso del Napoli c’era un Rex. Ed era la Juventus. Nella realtà la si poteva soltanto guardare. Raggiungerla solo in sogno. Stagione (credo) 1957/58. Stadio del Vomero. Il campo invaso dal pubblico. Si gioca ? Non si gioca? L’insuperabile Concetto Lo Bello fa annunciare dagli altoparlanti che la partita avrà luogo egualmente. Purché il pubblico, fatto arretrare da lui personalmente dietro la linea bianca, non dia fastidio. La partita si svolge in un clima di straordinario entusiasmo. Senza che il pubblico crei il minimo problema. Eravamo sul 3 a 3 quando con un bolide dal limite Bertucco, una giovane mezz’ala, regalò la vittoria al Napoli per 4 a 3 all’ultimo minuto. Per poco non venne giù lo stadio. Ed i palazzi circostanti con terrazzi e balconi gremiti di pubblico aggiuntivo. 
Battere la Juve incarnava a quel tempo la massima aspirazione dei tifosi in una stagione. La Juve che rappresentava la forza, il potere, il nemico di sempre…il nord. Poco importava se poi alla fine del campionato il Napoli si classificava agli ultimi posti. 
Questo ieri.

Poi arrivò l’oggi. Il 9 novembre 1986 . Juve Napoli 1-3. La presa di Torino. Che cambiò la storia del Napoli (e di Maurizio De Giovanni). Il Napoli vince a Torino e si lancia alla conquista del suo primo scudetto. Storia di un giorno che cambiò migliaia di anime e di un esilarante viaggio andata e ritorno per il Paradiso.
E arrivò quel primo scudetto. Trasformato in una festa di popolo. Che coinvolse tutti gli strati sociali cittadini. Vissuto come segno di una presenza forte e visibile sul piano nazionale. Come espressione di riscatto da frustrazioni antiche. Le cui radici affondavano ben più in profondità. Ben al di là del mondo sportivo. Da quel giorno è cambiata la prospettiva. I tifosi del Napoli toccarono con mano che il Rex non erano condannati a guardarlo passare soltanto. Potevano anche toccarlo, raggiungerlo, superarlo. Le partite con la Juve hanno conservato il sapore antico ed indelebile dell’occasione da non perdere. Muovono ancora una forte componente emotiva negli appassionati. Ma sono vissute in una prospettiva di affermazione non occasionale. Coppa, Supercoppa, Scudetto…
Questo oggi. E domani? Domani sarà ancora Juve-Napoli. Il Napoli è fortissimo. Esprime il miglior gioco del campionato. Qualcuno esagera …il miglior gioco d’Europa. La Juve pure è uno squadrone. Ha vinto 14 partite di fila. Non ci sarà Chiellini. I competenti doc sentenziano che Sarri riserverà una marcatura a sorpresa su Dybala. Che Allegri opterà per il 4-4-2 invece del solito 3-5-2. Insomma una settimana di chiacchiere frenetiche. Sui giornali. Nelle emittenti private. Al bar. In metro. In ascensore… Tutto ha la finalità di ammazzare l’attesa. Si cerca di anticipare a parole l’esperienza dell’evento. Che così viene vissuto cento, mille volte.
L’attesa… Il tema dell’attesa ha ispirato grandi romanzieri. Aspettando Godot, Il deserto dei tartari, La linea d’ombra, Ferito a morte … l’attesa di un evento che tarda ad arrivare. O che arriva, ti sfiora e non lo sai cogliere. 


Per lenire l’attesa mi piace immaginare il saggio Sarri nello stato d’animo del principe di Condè, così come lo presenta il Manzoni: «Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva già date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito ciò che dovesse fare, la mattina».  Domani …è già sabato. Sono le 20.45 comincia la partita. Finalmente la parola al campo.
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino