Metrò, nasce il Museo aperto: l’arte andrà anche in periferia

Metrò, nasce il Museo aperto: l’arte andrà anche in periferia
Otto aziende sono pronte a correre in soccorso delle Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli che rischiano di scivolare nel degrado, schiacciate dalle...

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Otto aziende sono pronte a correre in soccorso delle Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli che rischiano di scivolare nel degrado, schiacciate dalle difficoltà economica dell’Anm che le gestisce. 

Il progetto, l’avete letto in anteprima sul nostro giornale, prevede la creazione di un vero e proprio museo diffuso, il Mam, Museo Aperto Metropolitana, tramite le concessione delle opere d’arte per 12 anni a una costituenda Fondazione: l’idea è un copyright di Ennio Cascetta, oggi presidente di Metropolitana di Napoli Spa, che ha coinvolto Coopculture, Gesac, Ansaldo STS, Ferrarelle, Laminazione sottile, Metropolitana Milanese Spa, MSC crociere. Verrà creata una fondazione che si occuperà del Museo: Investimento iniziale di un milione e mezzo, con ottocentomila euro da destinare all’acquisto di nuove opere e allo sviluppo di soluzioni tecnologiche.

IL PERMESSO
Ieri nel cantiere del futuro «corridoio archeologico» della stazione Metro di Piazza Municipio, il Museo Aperto è stato presentato con l’enfasi del grande evento, come se l’inaugurazione fosse prevista per la prossima settimana.
La realtà è che il progetto è ancora alla fase iniziale, perché l’Anm e il Comune di Napoli non sono state ancora coinvolte in via ufficiale tant’è che il materiale della comunicazione dell’evento-Mam chiarisce che «il prossimo passo è la valutazione della proposta da parte del Comune di Napoli con l’indizione di una gara pubblica».
L’entusiasmo della presentazione è coinvolgente. Ennio Cascetta, capocordata dell’iniziativa chiarisce che «l’iniziativa nasce per dare un supporto all’Amministrazione e all’Anm nella gestione difficile di un patrimonio artistico vasto e complesso. Serve anche a regalare nuove opere alle stazioni, soprattutto quelle di periferia che nel percorso dell’arte sono rimaste un po’ dimenticate».
Al tavolo della presentazione risuonano le parole d’entusiasmo di tutti i soggetti coinvolti, da Michele Pontecorvo di Ferrarelle ad Armando Brunini di Gesac, da Andy Barr di Ansaldo Sts a Stefano Cetti di Metropolitana Milanese, da Aureliano Cicala di Msc a Giovanna Barni di Coop Culture a Massimo Moschini di Laminazioni Sottili, ognuno porta il proprio contributo di parole d’emozione per un progetto che sulla carta serve a dare nuovo impulso alle stazioni dell’Arte.
Vengono snocciolati i dati sulle possibilità di crescita e sviluppo, il professor Stefano Consiglio della Federico II ne parla con entusiasmo, cita i dati della Vanvitelli secondo i quali nel corso del 2017 sono stati 176mila i turisti attirati dalla visita inconsueta nella Metropolitana ricca di opere d’arte.
Al tavolo non c’è il Comune e non c’è neppure Anm che in sala è rappresentata dall’Amministratore Nicola Pascale il quale spiega di essere presente solo in qualità di uditore.

LA SCONFITTA
Suona strano sentir parlare delle stazioni dell’Arte che oggi vengono gestite da Anm e vedere che l’Azienda non è partecipe dell’evento. Pare difficile immaginare che la struttura da sempre destinata alla cura, alla tutela e allo sviluppo del progetto artistico della metropolitana partenopea, sia fuori del gioco.

Anzi, per dirla tutta, il fatto che ci sia bisogno di otto grandi aziende per prendersi cura delle stazioni dell’arte suona esattamente come una sconfitta per Anm. Nicola Pascale scuote la testa, non condivide il concetto di sconfitta e anzi, saluta la nascente iniziativa con gioia: «Parliamoci chiaro - esordisce - la nostra mission è quella di fornire trasporto. E poi con il passare del tempo la manutenzione delle opere d’arte nelle stazioni della metropolitana diventa sempre più onerosa, difficile da governare e da gestire. Ecco perché l’iniziativa della Fondazione Mam mi sembra utile e lodevole. Verrà cancellata una voce di spesa dal nostro bilancio e ci sarà chi saprà prendersi cura di quei luoghi: i napoletani dovrebbero esserne felici».
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Il Mattino