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La cosa peggiore che poteva capitare ai pubblici ministeri “impegnati” era un ministro della Giustizia come Carlo Nordio che ha fatto il loro mestiere per quarant’anni e ne conosce lo smisurato potere. Con una differenza. Nelle sue inchieste – a cominciare dalla “tangentopoli rossa” del Veneto – Nordio ha usato le intercettazioni quando necessario. Ma i verbali non sono finiti immediatamente sui giornali, come è capitato ai suoi colleghi, che hanno favorito una sentenza popolare di colpevolezza senza aspettare la sentenza giudiziaria, spesso assolutoria.
È difficile, alle persone di buonsenso, non condividere l’osservazione del ministro quando dice: «Se non interverremo sugli abusi delle intercettazioni, cadremo in una democrazia dimezzata».
Chi protesta per la limitazione delle intercettazione ai soli casi di delinquenza organizzata e terrorismo, teme il prosciugamento di una formidabile sorgente sulla quale dai tempi di Mani Pulite campano di rendita magistrati impegnati, politici protetti dalle procure e giornali che delle procure stesse sono il braccio armato. I giornalisti italiani che seguono a Bruxelles il caso Panzeri sono disperati perché dalla procura belga non filtra nulla. È così difficile diventare un Paese normale?
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