Minorenne ucciso a Napoli dal carabiniere, il mistero dei due colpi di pistola

Ore cruciali per l’inchiesta sull’uccisione di Ugo Russo. L’indagine entra in una fase delicatissima, e dall’autopsia sulla salma del 15enne iniziata ieri...

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Ore cruciali per l’inchiesta sull’uccisione di Ugo Russo. L’indagine entra in una fase delicatissima, e dall’autopsia sulla salma del 15enne iniziata ieri presso l’Istituto di Medicina Legale del Secondo Policlinico si attendono prime importanti risposte. Gli inquirenti procedono ovviamente anche a lavorare sugli altri due filoni investigativi connessi: e cioè sui due rabbiosi assalti scatenati da alcune decine di persone residenti ai Quartieri spagnoli contro il pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini, e verso la caserma Pastrengo - sede del comando provinciale dell’Arma dei carabinieri che venne fatta oggetto di quattro colpi di pistola poche ore dopo la tragedia di via Generale Orsini.

 
Cominciamo dall’esame autoptico. Il medico legale era assistito dai perìti d’ufficio nominati dalla Procura e dai consulenti tecnici delle parti (il carabinere 23enne che sparò ed è ora indagato di omicidio volontario equelli che rappresentano la famiglia della vittima).  Dall’autopsia sono in arrivo, insomma, le prime certezze. Alle quali dovrebbero seguire anche quelle della perizia balistica. Ricapitoliamo. Nella ricostruzione degli eventi si parte da un punto indubitabile: l’azione del militare in borghese, che di fronte a un tentativo di rapina da parte di Ugo e del suo presunto complice estrae la pistola d’ordinanza e spara almeno tre volte. Ma per gli inquirenti sarà fondamentale far luce su un punto, e cioè sulla traiettoria dei proiettili. C’è un punto sul quale insistono i difensori della famiglia Russo: i fori di ingresso dei proiettili della calibro 9 impugnata dal carabiniere sarebbero due, il primo tra la clavicola e lo sterno; ed un secondo, tra il collo ed un orecchio. Di qui il quesito sollevato dallo stesso padre della vittima: c’è stato un eccesso nell’azione offensiva di chi ha sparato? 
 
Su questo dovrà esprimersi l’autopsia e la stessa perizia balistica. In buona sostanza i medici legali e gli esperti dovranno rispondere a questa domanda: è possibile che a centrare la vittima non siano stati due ma un solo colpo a distanza ravvicinata, con il proiettile che ha seguito un percorso quasi a zig zag entrando per il petto e fuoruscendo dietro la testa? Su questo punto si giocherebbero molti fattori nella determinazione della condotta dell’indagato. Il lavoro dei medici legali è proseguito per tutto il pomeriggio e dovrebbe concludersi nelle prime ore di questa mattina. Conclusa l’autopsia, la salma di Ugo verrà riconsegnata alla famiglia che potrà celebrare i funerali, previsti presumibilmente, a questo punto, per la giornata di domani. Non si sa ancora se la Questura autorizzerà la formula dei funerali pubblici - previsti presso la chiesa della Parrocchiella - o porrà limitazioni.

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E intanto, a sorpresa, c’era anche Vincenzo, il padre di Ugo Russo, alla manifestazione di solidarietà nei confronti dei carabinieri, organizzata ieri mattina dinanzi la caserma Pastrengo. Come già ricordato, nella notte successiva alla morte di Ugo furono esplosi quattro colpi di pistola ad altezza d’uomo davanti al comando provinciale dell’Arma. Vincenzo Russo ha detto di prendere le distanze da quanto accaduto chiedendo di separare nettamente i due episodi, la morte del figlio (“come famiglia vogliamo la verità”) e gli spari contro la sede del comando provinciale. «Senza le forze dell’ordine - ha dichiarato Vincenzo Russo - saremmo tutti prede e predatori, il loro ruolo è insostituibile». La manifestazione è stata organizzata da un comitato di cittadini, presente, tra gli altri, il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli.
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Il Mattino