Napoli, allarme per il Maschio Angioino: ​crolli in una torre e tetti sfondati

Napoli, allarme per il Maschio Angioino: crolli in una torre e tetti sfondati
Dici Maschio Angioino e in ogni angolo del mondo pensano a Napoli: quel castello rappresenta il simbolo della città, nel bene e nel male. Severo, imponente e ricercato dei...

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Dici Maschio Angioino e in ogni angolo del mondo pensano a Napoli: quel castello rappresenta il simbolo della città, nel bene e nel male. Severo, imponente e ricercato dei turisti eppure fragile, malmesso, bisognoso di interventi urgenti. Da molte settimane la Torre di Guardia, quella sulla destra di chi varca il portone d’ingresso, è chiusa. Il mistero del divieto d’accesso è stato recentemente svelato da un documento interno di Palazzo San Giacomo nel quale si spiega testualmente che «...la Torre di Guardia di Castel Nuovo soffre di gravi dissesti statici a seguito dei quali è stata disposta l’impraticabilità dei luoghi ove è ospitata la documentazione archivistica del Patrimonio e Demanio del Comune di Napoli».

Ma non è solo quella torre a soffrire. Nel Maschio Angioino il cinquanta per cento delle aree coperte è inibito per problemi statici, l’intero camminamento che circonda il maniero è proibito per il pericolo di cedimenti del tufo che avvolge l’intera struttura, in alcune sale (inibite) le statue sono protette da coperte per evitare danni. Alla base del castello c’è una falda d’acqua che risale pericolosamente e rischia di allagare tutto, sul tetto due lucernari sono stati divelti dal vento almeno cinque anni fa, da quel giorno la pioggia cade direttamente dentro al Maschio Angioino, in un’area che sovrasta la cappella Palatina. 

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Proprio dentro la torre di guardia, dove s’è verificato il crollo, sono sistemati gli scaffali che raccolgono la storia delle costruzioni di Napoli dal 1861 al 1980 (ma alcuni incartamenti sono anche precedenti all’unità d’Italia). Ci sono documenti antichi e imprevedibili, dal disegno della costruzione dell’acquario con la firma autografa di Anton Dohrn al progetto per la cassa armonica della Villa Comunale vidimato da Enrico Alvino. Gli scaffali dove sono conservati i documenti, messi in fila, coprirebbero 180 metri ma adesso bisogna svuotarli e farlo in fretta perché i solai hanno iniziato a cedere e si rischia di perdere quel patrimonio.

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La cappella Palatina non è visitabile, la sala Carlo V che custodisce 58 sculture della collezione di Francesco Jerace è chiusa da un lustro, ci sono coperte a protezione di quelle più esposte ai possibili cedimenti. Il vero pericolo per il castello, però, si trova in alto. Sul tetto ci sono cinque lucernari che servivano a portare luce all’interno. Oggi sono stati sostituiti da coperture di plastica che, però, non assolvono alla loro funzione: in una notte di tempesta di cinque anni fa il vento ne strappò via due, una venne ritrovata nel mare davanti al porto, un’altra è rimasta mezza agganciata ma è sempre aperta. Questo significa che ogni volta che piove su Napoli, l’acqua entra direttamente dentro al castello, precisamente in un’area che sovrasta la cappella Palatina. 

Queste costanti infiltrazioni hanno devastato l’area sottostante e hanno imposto il divieto di utilizzare il camminamento che sovrasta la sala dei Baroni perché l’umidità sta devastando tutto. Anche la parte alta della Sala dei Baroni mostra segni di infiltrazioni che stanno provocando inesorabili danni. Per salvare il Maschio Angioino occorrono interventi immediati. Per adesso ci sono 4 milioni per un iniziale progetto di restyling provenienti da fondi Europei, due milioni dovrebbero arrivare del Pnrr per l’eliminazione delle barriere architettoniche, c’è una trattativa in corso con un privato per interventi sul tetto per l’eliminazione delle infiltrazioni. Ma è ancora poco. Un intervento serio imporrebbe investimenti da almeno venti milioni.
 

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Il Mattino