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Il Napoli è crollato sul più bello, dopo lo spettacolare gol di Mertens che a inizio ripresa aveva acceso la folla del Maradona e le speranze della squadra di risalire al primo posto. Invece, l’Atalanta è riemersa con la sua forza fisica e il suo potente attacco, sottraendo i tre punti a un avversario in emergenza totale.
Il Napoli ha sprecato il vantaggio nelle ultime due partite ed è scivolato al terzo posto. Niente di drammatico, considerando quanto sia affollata l’infermeria di Castel Volturno, con un guaio muscolare dietro l’altro, una situazione che il club ha il dovere di monitorare: i distacchi da Milan e Inter sono ridotti e possono essere colmati recuperando titolari indisponibili nel match con i nerazzurri. Ma su queste rimonte subite è il caso di riflettere. Ieri sera, come era accaduto contro il Sassuolo (avversario di livello inferiore rispetto alla gasatissima Atalanta che ha centrato 5 vittorie di fila), troppo presto il Napoli si è abbassato a difesa del vantaggio e questo ha incoraggiato la banda di Gasperini, che ha i mezzi e il carattere per affrontare anche le situazioni più complicate.
Le sei assenze avevano spinto Spalletti, spettatore dalla tribuna per squalifica, a cambiare l’assetto tattico, con il passaggio al 3-4-3. E questa nuova situazione ha creato inizialmente problemi di intesa e copertura degli spazi, di cui ha subito approfittato l’Atalanta sul lato destro, dove non vi era intesa tra Di Lorenzo e Malcuit: splendida giocata di Zapata che bruciava Rrahmani, poi Rui non copriva su Malinovskyi al limite dell’area. L’Atalanta mostrava il suo lato ruvido, aggredendo sistematicamente il portatore di palla.
La partita non si è chiusa con il colpo di Mertens infatti. Il Napoli si è abbassato troppo, Zapata e i suoi compagni hanno creato uno stato di assedio nell’area di Ospina, colpendo un palo (con il colombiano) e chiamando il portiere a un intervento salvavita, prima che Mariani fischiasse un rigore inesistente ovviamente annullato dal Var. Il designatore Rocchi, presente in tribuna, si sarà chiesto come siano possibili certe sviste dei suoi uomini in campo? Scattando sul filo del fuorigioco, Demiral si è procurato la palla buona per il pareggio. Spalletti ha fatto alcuni cambi, dando fisicità all’attacco con l’inserimento di Petagna e richiamando Mertens, chissà se più seccato per la rete degli avversari o per essere andato in panchina. Non vi è stata reazione perché l’Atalanta ha continuato ad aggredire e ha trovato con Freuler il gol del nuovo vantaggio, tiro angolato su cui non è arrivato Ospina. Non vanno cercati alibi però è evidente che è un peso enorme l’assenza di Koulibaly anche se i suoi compagni di reparto ci hanno messo il cuore, a cominciare da Rui, che partendo dalla sinistra si spostava in tutte le zone del campo. Gli assalti ci sono stati ma imprecise sono state le conclusioni, quasi tutte rimbalzate su Musso e i difensori dell’Atalanta. Questa bella sfida, condita da cinque gol, si è conclusa con un tiraccio di Petagna al terzo minuto di recupero: il pari sarebbe stato meritato.
Per gli azzurri, che hanno speso davvero tanto, non c’è modo di tirare il fiato perché giovedì c’è la partita col Leicester decisiva per l’accesso alla seconda fase di Europa League. Questo è il girone più incerto, con gli inglesi che hanno il vantaggio di un punto su Napoli e Spartak Mosca e due sul Legia Varsavia. Previsti i rientri di Fabian e Insigne, comunque Spalletti non è in condizione di programmare un turnover perché gli uomini a disposizione restano contati. Altri 90’ in cui bisognerà spendere molte energie ma il Napoli non si tirerà indietro, cercando di pensare soltanto da venerdì alla sfida con l’Empoli, anche questa in casa, la gara che precede il big match col Milan al Meazza.
Il Mattino