Che questo sia un anno delicato per il Napoli lo si capisce dalle parole e dai gesti di De Laurentiis, dal livello di tensione che si alza in quasi tutti i ragionamenti sulla sua...
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È un anno delicato anche perché non si può imporre il prezzo di un calciatore: se c’è la necessità di vendere per ragioni di bilancio e di riassetto della squadra, si riduce il potere di chi cede. Si pensi ad Allan: a gennaio 2019 sarebbe andato al Psg per 60 milioni, l’Everton lo ha preso per la metà. Non fosse possibile vendere Koulibaly e Milik, si bloccherebbero le operazioni in entrata. È differente il riflesso tecnico delle loro uscite. Koulibaly è stato il pilastro della difesa negli ultimi anni mentre Milik è stato la seconda scelta rispetto a Mertens e la prima mossa fatta da De Laurentiis, d’intesa con Gattuso, è stato l’ingaggio di Osimhen proprio perché il polacco era ritenuto insufficiente. Alla fine del mercato manca esattamente un mese, c’è tempo, però il Napoli ha fretta di vendere, cercando di non svendere ed essere preda dei club “avvoltoi” che vorrebbero realizzare l’affare, per procedere al rinnovamento e completare quell’organico che punta a uno dei primi quattro posti, come ha spiegato Gattuso. È ambizioso come la sua società che però non può permettersi salti nel buio sotto l’aspetto finanziario e tecnico. Il Napoli ha fatto il suo colpo, è Osimhen, il giovane su cui costruire il futuro. Sono su altra dimensione il Milan che dà 7 milioni netti a stagione al 38enne Ibrahimovic e la Juve che sogna Suarez dopo aver scambiato Arthur con Pjanic. E questo Rino lo sa, perciò fin dai primi giorni di un anomalo ritiro - è cominciato due settimane dopo l’ultima partita di Champions e dopo cinque giorni sono andati via 13 giocatori convocati per la Nations League - si è buttato a capofitto sul 4-2-3-1, alternativo al 4-3-3 e meglio attuabile con la presenza di un centrocampista come Veretout, uno dei nodi del mercato azzurro. Il tecnico ha intanto riacceso la fiamma in giocatori che sembravano spenti, ad esempio Lozano, visto più partecipe negli allenamenti (ieri gol e assist nel test col Teramo): sarebbe stato un errore lasciar partire subito il messicano, deprezzandolo.
De Laurentiis dà la sensazione di offrire il meglio di sé come presidente e imprenditore nelle fasi convulse e questa lo è sicuramente. Ha lanciato messaggi ai tifosi perché sa quanto conterà in questa stagione - di ripartenza in tutti i sensi - la compattezza ambientale. Per la gente, non soltanto per le casse del club, voleva far cominciare il campionato dopo la riapertura, almeno parziale, degli stadi. Sarebbe stata una decisione di buonsenso, anche per consentire alle squadre di riprendere fiato dopo quanto accaduto nei precedenti cinque mesi, ma ha prevalso l’imposizione dell’Uefa, altro avversario del presidente. Le battaglie politiche si combattono creando uno schieramento ampio, forte e coeso e nella scia di De Laurentiis non vi sono almeno per ora altri presidenti. Nel suo progetto provi a dare spazio e fiducia al serbatoio calcistico della Campania. Certo, è un territorio complesso, ma vale la pena investire affinché la figura di Insigne - il napoletano che diventa grande nel Napoli - non resti isolata.
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Il Mattino