Il Comune sfratta i bimbi: la Virtus Piscinola esclusa dal bando per la palestra

Hanno gli occhi lucidi i dirigenti della Virtus Piscinola quando mostrano il documento di Palazzo San Giacomo: è scaduto l’accordo per la tendostruttura che da...

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Hanno gli occhi lucidi i dirigenti della Virtus Piscinola quando mostrano il documento di Palazzo San Giacomo: è scaduto l’accordo per la tendostruttura che da più di vent’anni accoglie i ragazzi del quartiere, l’impianto andrà assegnato con un nuovo bando. E la Virtus da quel bando è formalmente esclusa.

Questo è un racconto di burocrazia cieca che va all’assalto di una passione che non conosce ostacoli; è la storia di un manipolo di sognatori che un pezzo di carta vuol mettere all’angolo, anche se loro lotteranno fino alla fine. 
Per partecipare al bando di assegnazione della tendostruttura per i prossimi dieci anni, bisogna dimostrare d’essere iscritti alla Camera di Commercio e di avere nell’oggetto sociale specifici riferimenti alla gestione di impianti sportivi: «Ma noi ci occupiamo di portare i ragazzini in palestra, mica facciamo gestione di impianti sportivi? Il nostro “oggetto sociale” è lo sport. Significa che viviamo di passione e abnegazione, non ci interessa fare lucro su un impianto sportivo. Il Comune, però, evidentemente non ha bisogno di passione: chiedono “gestori”, gente capace di macinare soldi e farli crescere. Noi non ne siamo capaci. Ecco perché ci stanno strappando la palestra che abbiamo ricostruito», Carmine Montesano ha i capelli bianchi, è presidente della Virtus da quand’era giovane e chiede aiuto con i lucciconi e un groppo in gola.

Antonio, che è vicepresidente, tiene a bada i cuccioli, bimbi che si avvicinano al parquet, scoprono la magìa della pallacanestro e non sanno che dietro l’angolo c’è l’ombra dello sfratto. Il vicepresidente racconta, con malcelato orgoglio, che la Virtus è l’unica società di Napoli che ha una squadra femminile iscritta al campionato federale Under 13, le ragazze arrivano in campo proprio in quel momento, fanno un po’ di festa con i più piccoli prima di allenarsi con intensità. La vita, attraverso gli occhi di quei giovanissimi atleti, pare serena. 
Poi lo sguardo intercetta quello di Ciro Mirabile, Salvio Silvestri, Gennaro Esposito e Aniello Lazuise, gli altri dirigenti che parlano fitto fitto, si chiedono cosa fare e hanno la tristezza negli occhi: «Solo un miracolo può salvarci. Ma noi crediamo ai miracoli, sappiamo che intorno alla Virtus c’è un mondo di affetto e attenzione».
L’ultimo miracolo risale ai tempi delle Universiadi 2019. Napoli e la Campania erano travolte da interventi agli impianti sportivi per ospitare gare e allenamenti degli atleti. La sgangherata tendostruttura di Piscinola non era coinvolta: né campo d’allenamento né terreno di gara, dunque niente ristrutturazione.


Invece una mattina arrivò una telefonata dalla Curia di Napoli: «Abbiamo convinto l’Agenzia delle Universiadi a rifare la copertura della vostra palestra». Quel piccolo miracolo nacque da un accordo voluto dal Cardinale Sepe il quale chiese di avvicinare le Universiadi al mondo reale delle periferie, dello sport piccolo ma determinante, della chiesa capace di manifestarsi anche sotto canestro: l’accordo prevedeva manifestazioni, feste, incontri di preghiera e un solo intervento su una palestra, quello di Piscinola.
«Siamo ancora grati alla Curia per quella sorpresa incredibile. È stato un riconoscimento al nostro impegno per il territorio», si intenerisce il presidente Montesano.

La verità è che la Virtus Piscinola non è una solo società sportiva, e dentro la tendostruttura la pallacanestro è solo un’affascinante scusa per aggregare i giovani. Nel corso dei decenni, dalla fondazione nel 1945 ad oggi, la Virtus ha strappato alla strada migliaia di ragazzi di Piscinola, li ha cresciuti a suon di allenamenti, scapaccioni e studio, ha formato una generazione di persone tenaci, pronte ad affrontare la vita con la consapevolezza che, grazie al sacrificio, si può raggiungere qualunque obiettivo, che c’è sempre la possibilità di un tiro da tre, all’ultimo secondo, che ti fa vincere la partita.
La “C Silver” è il campionato di punta, tutt’intorno ci sono circa 250 ragazzi dai cinque ai diciotto anni. La retta sarebbe da 25 euro al mese ma paga solo chi può permettersela, presidente e dirigenti si tassano per coprire le spese impreviste, come quella notte in cui c’era da saldare un debito e misero assieme più di ottomila euro per non far fare brutta figura alla società. Al ricordo di quella notte sorridono e si guardano come a dirsi «che follìa che abbiamo fatto».
È la stessa follia che fa aprire palestra e spogliatoio tre giorni alla settimana per accogliere i bambini e i ragazzi che hanno bisogno di doposcuola: i più grandicelli aiutano i piccoli, gli ex atleti danno una mano, da volontari, con i compiti dei ragazzi delle superiori. Solo chi ha studiato va in campo, altrimenti niente canestri, niente divertimento.


Ecco cos’è la Virtus Piscinola, ecco perché oggi è messa all’angolo. Al Comune, che ha varato il bando, interessa l’iscrizione alla Camera di Commercio: aiutare i bambini a diventare grandi, strappare i giovani alla strada non rientra nelle attività premiate dalla burocrazia...
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Il Mattino