Napoli, monumenti nel mirino: anche Cappella Sansevero deturpata con lo spray

Napoli, monumenti nel mirino: anche Cappella Sansevero deturpata con lo spray
L’aggressione al decoro della città non conosce limiti, non si ferma nemmeno al cospetto del luogo più ricercato dai turisti che tornano ad affollare Napoli....

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L’aggressione al decoro della città non conosce limiti, non si ferma nemmeno al cospetto del luogo più ricercato dai turisti che tornano ad affollare Napoli. Cappella Sansevero, mezza mattina, sole già cocente di giugno, un gruppetto di turisti chiede dove inizia la coda per l’ingresso, viene indirizzato al percorso che si snoda intorno all’edificio su via Raimondo de Sangro. Il gruppetto si ferma sotto la parete interamente imbrattata con segnacci rossi, verdi e neri di bombolette spray, le persone guardano attonite e un po’ schifate, non si capacitano della situazione. Una donna torna indietro e precisa: «Guardi che noi dobbiamo andare al Cristo Velato. È sicuro che sia questo il percorso?». 


Tutt’intorno alla Cappella Sansevero c’è un’antologia della Napoli peggiore. Muri scrostati, immondizia sparpagliata, resti di cibo e di qualcosa di fetido e incomprensibile spiaccicato ovunque e poi sfregi con le bombolette spray. Non esiste muro perimetrale di un palazzo che non sia stato vilipeso, non c’è una fioriera senza una scritta, non un portone antico risparmiato, non una panchina senza una macchia: e non c’è nulla di artistico in quella diffusione senza senso di vernice. È la semplice rappresentazione dell’inciviltà che, a Napoli, vince la sua quotidiana battaglia senza nemmeno combattere. Ognuno fa quel che vuole, pure sulla parete che protegge il Cristo Velato, con la certezza aritmetica che non esisterà punizione perché non esiste controllo.

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Da cappella Sansevero almeno una volta l’anno escono operai con i secchi di pittura e vanno a coprire le scritte con un colore il più possibile simile a quello del resto della struttura. Pescare le fotografie della cappella nel corso degli anni e mettere a confronto l’imbrattamento che si è susseguito, è un esercizio utile a comprendere la vastità della cretinaggine dei teppisti con la bomboletta spray. Prima dei simboli di oggi, con prevalenza di colore verde, c’erano segnacci incomprensibili interamente realizzati con colore rosso fuoco, prima ancora del rosso fuoco c’erano scritte di matrice politica vergate con vernice nera e circondate da altri scarabocchi senza alcun senso, realizzati con colori verde pastello, giallo limone e bianco. L’anno orribile dell’esplosione del Covid, il 2020 è stato l’unico nel quale non è stato necessario alcun intervento: il lockdown e i controlli più serrati hanno tenuto in casa anche gli idioti con bombolette e pennarelli.

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Intorno alla cappella Sansevero è un susseguirsi di visitatori senza soluzione di continuità: se non ci fossero le graduatorie ufficiali a testimoniare che si tratta del luogo più ambito dai turisti, basterebbe fermarsi lì a guardare il viavai ininterrotto per capire che il Cristo Velato è la principale attrazione di Napoli. Mescolarsi ai turisti e percorrere le strade d’avvicinamento alla cappella è una pessima idea: si fermano ad osservare le scritte, fotografano i muri umiliati, cercano di tradurre frasi che sarebbe meglio non riportare nella loro lingua. Gli italiani si disperano «ma perché non fanno qualcosa?», gli stranieri si preoccupano «siamo sicuri di aver imboccato la strada giusta?», il napoletano nascosto tra i turisti si vergogna: Napoli non merita d’essere umiliata anche dagli imbecilli con le bombolette spray.


 

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Il Mattino