Gattuso, il via con l'ossessione di recuperare in fretta

Gattuso, il via con l'ossessione di recuperare in fretta
L’Operaio del pallone (con la maiuscola, perché ha vinto un Mondiale e due Champions) si è presentato in tuta al fianco dell’elegante presidente. ...

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L’Operaio del pallone (con la maiuscola, perché ha vinto un Mondiale e due Champions) si è presentato in tuta al fianco dell’elegante presidente.


Aveva appena caricato gli azzurri sul prato di Castel Volturno nel suo primo allenamento. Tutto in stile Gattuso. Stimoli forti per ritrovare la vittoria e risalire la corrente. L’obiettivo è assicurare il piazzamento Champions al Napoli, fallito d’un punto nella scorsa stagione quando guidava il Milan. Così potrà davvero essere “Ringhio Star”, come lo ha soprannominato De Laurentiis, aggiungendo di aver fatto un favore ad Ancelotti licenziandolo. «Ho cercato di salvaguardare il suo palmares». Ma per Mr. Champions è una brutta macchia questo esonero che arriva a due anni dalla rottura con il Bayern Monaco.

Il passaggio di consegne è stato sofferto: Gattuso deve aver avuto un groppo in gola quando ha preso il cellulare per telefonare ad Ancelotti, «il mio papà calcistico: con lui ho giocato più di 400 partite». Ma non poteva fare come certi allenatori ipocriti che subentrando a un collega assicurano: «Lo chiamerò». E poi non si fanno sentire. Rino ha giocato d’anticipo, si è fatto raccontare da Carlo cosa non è andato in questi mesi. Non ha chiesto suggerimenti e si farà una propria idea sui problemi di una squadra che in campionato non vince dal 19 ottobre ed è scivolata al settimo posto. Come recuperare terreno e credito? Come rientrare in lotta per la zona Champions? Gattuso lo capirà sul campo di Castel Volturno, vivendo a stretto contatto con i giocatori che sembrano aver ritrovato finalmente il sorriso martedì battendo il Genk e qualificandosi agli ottavi. Squadra a due marce, una clamorosa differenza di rendimento tra Europa e campionato: ma perché? Un uomo dell’esperienza di Ancelotti non è riuscito a rimetterla in carreggiata, ci proverà il suo allievo, che ha voglia di parlare «all’anima» di questi uomini con cui Carlo non era più in sintonia. Non ha saputo renderli una vera squadra e il problema - preso di petto da De Laurentiis domenica sera, quando ha convocato Gattuso a Roma - era emerso mesi fa: a gennaio Rino era l’allenatore del Milan che buttò fuori il Napoli dalla Coppa Italia con una doppietta di Piatek in 17’. Il credito del grande allenatore - e dell’uomo perbene, che ha signorilmente ringraziato De Laurentiis per avergli consentito di guidare il Napoli e di vivere in una città magnifica - si è ridotto praticamente a zero nelle ultime settimane. 

Ci voleva la scossa e Gattuso è pronta a darla. Con i fatti, non i proclami. Già dalla partita di sabato contro il Parma, che ha gli stessi punti degli azzurri. Ancelotti aveva parlato dello scudetto come obiettivo e di un mercato da voto 10; il suo erede - chissà se era un suo sogno subentrare al Maestro alla guida di un grande club - spiega che lo scenario può cambiare ma soltanto attraverso il lavoro e «pedalando a testa bassa». Parole adoperate per sollecitare e ricompattare lo spogliatoio, per restituire vivacità al Napoli e in particolare al capitano Insigne, perfino criticato da una parte della tifoseria sui social perché ha salutato con affetto Ancelotti. E se fosse rimasto in silenzio? Lorenzo ha vissuto giorni difficili e non solo per le decisioni dell’ex allenatore nei suoi confronti: è stato poco brillante e poco convinto. Gattuso ha annunciato il passaggio al 4-3-3 ed è la migliore notizia possibile per Insigne, che adesso deve riaffermare la propria leadership nello spogliatoio. D’ora in poi è vietato sbagliare, Rino vuole una squadra reattiva e concentrata, per non perdere altri punti commettendo errori banali in difesa e in attacco.


Com’è nel suo stile, quello di un combattente che a 12 anni ha capito cosa è la vita allontanandosi dalla Calabria per cercare fortuna nel calcio, Gattuso è partito attaccando. E migliore inizio non poteva esservi, anche nella ricerca di un immediato feeling con una tifoseria che non sa più in cosa credere perché nessuno immaginava che il progetto Ancelotti naufragasse così. Vi è stata sorpresa tra commentatori italiani e stranieri per l’esonero dell’allenatore tre ore dopo la qualificazione agli ottavi Champions. Ma si doveva dare un’occhiata al cammino in campionato, il peggiore degli ultimi dieci anni. De Laurentiis aveva deciso due giorni prima della partita coi belgi, a prescindere dal passaggio del turno: si doveva far presto per frenare il declino e riaccendere il motore del Napoli. Che è una squadra forte tecnicamente con la necessità di dimostrare di essere tale anche mentalmente, «non disperdendo energie per altri motivi» ha puntualizzato Rino, con possibile riferimento alla questione delle multe. De Laurentiis è tornato vicino alla squadra: la vuole sentire nuovamente sua al fianco dell’allenatore che davanti alle telecamere si è presentato con tanta semplicità e in tuta, “dress code” della fatica. Segnale che tutti dovrebbero aver colto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino