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Schiusmi, ai dònt spichìnglisc. È la risposta, spesso accompagnata da un gesticolare confuso, che ricevono i turisti quando osano chiedere informazioni ai dipendenti della biglietteria di Castel Nuovo. Figuracce terrificanti per i dipendenti medesimi, a digiuno d’inglese, e per la città tutta, a digiuno di servizi adeguati di accoglienza per i visitatori. Ora i lavoratori del Castello hanno pensato bene di entrare in sciopero: vogliono l’interprete. Più esattamente, sollecitano la presenza di un «operatore turistico addetto alla comunicazione in lingua straniera». Nell’infinita varietà delle vicende umane, quella dei custodi che chiedono un traduttore è una chicca assoluta. Siamo al teatro dell’assurdo, Ionesco ci fa un baffo.
“Noio volevàn savuar”, però all’incontrario. Finora, i dipendenti della biglietteria si sono arrangiati ficcando nelle mani dei turisti a caccia d’informazioni foglietti adesivi con le risposte preconfezionate. Quelle più elementari, tipo il bagno è in fondo a sinistra. Il turismo ai tempi dei post-it.
Ora non basta più: vogliono l’interprete.
Lo sciopero annunciato dai dipendenti della biglietteria del Maschio Angioino si inserisce a pieno titolo nel filone dei turisti presi a sberle. Di esempi se ne potrebbero fare tanti. Lo sciopero dei tassisti che costringe i passeggeri sbarcati a Capodichino a lunghe attese sotto il sole per salire a bordo dei pochi Alibus diretti al centro; i simboli della città ridotti a latrina, dalla Villa Comunale alla Galleria Umberto; i monumenti imbrattati e indifesi, simbolo di una città che non fa niente per tutelare i propri luoghi della memoria; l’entrata in esercizio dei nuovi treni del metrò bloccata da intoppi burocratici che hanno fatto perdere la pazienza al pur pacato sindaco Manfredi; i luoghi d’arte e cultura, come il museo archeologico, circondati dal degrado e dall’eterna zella napoletana; l’indecenza della Circum che ha superato da tempo i livelli di guardia. Ora l’incredibile e scellerata decisione dei dipendenti di Castel Nuovo, che bloccheranno uno dei luoghi simbolo della città per due ore al giorno dal giovedì al sabato. I turisti che si dichiara di voler agevolare («Meritano di più, non lasciamoli senza interprete») vengono di fatto sbattuti fuori da uno dei nostri luoghi d’arte e cultura più importanti. In nome di un «diritto alla traduzione» invocato da chi è stato reclutato senza spiccicare una parola d’inglese e non è messo nelle condizioni nemmeno di indossare una divisa.
Ci sono molti modi per farsi male da soli, noi riusciamo a sperimentarli tutti e tutti insieme contemporaneamente. Se Ionesco ci fa un baffo, Tafazzi non parliamone proprio. Coccodrillo del Maschio Angioino, riemergi dalla tua botola segreta e mangiaci tutti.
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