Il custode vuole l'interprete nel Castello delle figuracce

Il custode vuole l'interprete nel Castello delle figuracce
Schiusmi, ai dònt spichìnglisc. È la risposta, spesso accompagnata da un gesticolare confuso, che ricevono i turisti quando osano chiedere informazioni ai...

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Schiusmi, ai dònt spichìnglisc. È la risposta, spesso accompagnata da un gesticolare confuso, che ricevono i turisti quando osano chiedere informazioni ai dipendenti della biglietteria di Castel Nuovo. Figuracce terrificanti per i dipendenti medesimi, a digiuno d’inglese, e per la città tutta, a digiuno di servizi adeguati di accoglienza per i visitatori. Ora i lavoratori del Castello hanno pensato bene di entrare in sciopero: vogliono l’interprete. Più esattamente, sollecitano la presenza di un «operatore turistico addetto alla comunicazione in lingua straniera». Nell’infinita varietà delle vicende umane, quella dei custodi che chiedono un traduttore è una chicca assoluta. Siamo al teatro dell’assurdo, Ionesco ci fa un baffo.

“Noio volevàn savuar”, però all’incontrario. Finora, i dipendenti della biglietteria si sono arrangiati ficcando nelle mani dei turisti a caccia d’informazioni foglietti adesivi con le risposte preconfezionate. Quelle più elementari, tipo il bagno è in fondo a sinistra. Il turismo ai tempi dei post-it. 

Ora non basta più: vogliono l’interprete. Non smetteremo mai di stupirci della perseveranza - decisamente amorevole - con la quale i visitatori continuano a premiarci con la loro presenza nonostante i disastri dell’accoglienza che riusciamo a mettere in fila. La città che si candida a capitale del turismo internazionale ingaggia ogni giorno con i turisti un furioso corpo a corpo. Pretende di essere ammirata, e applaudita, per i suoi tesori d’arte e cultura, per le sue bellezze storiche e naturali - che, ricordiamo, sono un dono del padreterno, un lascito del passato - ma tollera che la rete dei servizi, a cominciare da quelli che dovrebbero garantire un’assistenza adeguata ai visitatori, vada in rovina. Città meravigliosa e irrisolta che naviga nei territori del vorrei ma non posso. Con una certa dose di incoscienza, continuiamo a considerare eterna la rendita della nostra grande bellezza, cullandoci nell’illusione che ai turisti basti nutrirsi di storia, e di meraviglia, per sentirsi appagati e decidere di sciogliere (e ritornare) a Napoli, nonostante tutto.

Lo sciopero annunciato dai dipendenti della biglietteria del Maschio Angioino si inserisce a pieno titolo nel filone dei turisti presi a sberle. Di esempi se ne potrebbero fare tanti. Lo sciopero dei tassisti che costringe i passeggeri sbarcati a Capodichino a lunghe attese sotto il sole per salire a bordo dei pochi Alibus diretti al centro; i simboli della città ridotti a latrina, dalla Villa Comunale alla Galleria Umberto; i monumenti imbrattati e indifesi, simbolo di una città che non fa niente per tutelare i propri luoghi della memoria; l’entrata in esercizio dei nuovi treni del metrò bloccata da intoppi burocratici che hanno fatto perdere la pazienza al pur pacato sindaco Manfredi; i luoghi d’arte e cultura, come il museo archeologico, circondati dal degrado e dall’eterna zella napoletana; l’indecenza della Circum che ha superato da tempo i livelli di guardia. Ora l’incredibile e scellerata decisione dei dipendenti di Castel Nuovo, che bloccheranno uno dei luoghi simbolo della città per due ore al giorno dal giovedì al sabato. I turisti che si dichiara di voler agevolare («Meritano di più, non lasciamoli senza interprete») vengono di fatto sbattuti fuori da uno dei nostri luoghi d’arte e cultura più importanti. In nome di un «diritto alla traduzione» invocato da chi è stato reclutato senza spiccicare una parola d’inglese e non è messo nelle condizioni nemmeno di indossare una divisa.

Ci sono molti modi per farsi male da soli, noi riusciamo a sperimentarli tutti e tutti insieme contemporaneamente. Se Ionesco ci fa un baffo, Tafazzi non parliamone proprio. Coccodrillo del Maschio Angioino, riemergi dalla tua botola segreta e mangiaci tutti. 

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Il Mattino