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Venerdì scorso, prime ore del mattino, contatti tra Prefettura e Comune. Chiara la strategia: convocare un tavolo per fare il punto su Port’Alba, ovviamente al cospetto di un rappresentante della stessa Soprintendenza. Un piano per il rilancio della zona, che punta ad implementare dissuasori e impianti di videosorveglianza. Più in particolare, si studierà la possibilità di piazzare una telecamera sotto la volta dell’arco seicentesco, in modo da impedire il via vai di scooter in un’area vincolata. E per scongiurare le sfide (challenge) su una ruota, puntualmente postate sui canali social.
Ma quella dei dissuasori non è l’unica sfida che entra nella strategia del prefetto Claudio Palomba, anche alla luce della mobilitazione popolare per ottenere la riqualificazione dell’intera area. Librai, artisti, letterati e semplici cittadini chiedono un piano di sviluppo. Da troppo tempo, Port’Alba è in preda al degrado e le condizioni della volta - cinturata alla men peggio da una rete metallica - sono solo l’emblema di una condizione di deterioramento. Spiega a Il Mattino il prefetto Palomba, all’indomani della campagna condotta su questo giornale: «Come per tanti napoletani, lego il nome di Port’Alba alla mia formazione culturale e alla mia crescita accademica. È in questa zona che ho studiato; è in questa strada che ho acquistato libri e riviste specialistiche. Ma soprattutto è sotto questi antichi monumenti che mi sono immerso per ore - magari senza accorgermene - consultando volumi esposti sugli scaffali dei negozi o rovistando tra le antiche bancarelle. È ora di mettere in sicurezza questo patrimonio che ci è stato consegnato dal passato e che rende vivo il nostro presente: da questa convinzione, abbiamo deciso di definire una sorta di piano di azione».
Non questa settimana, probabilmente tra quindici giorni ci sarà il primo incontro in Prefettura. Possibile che si parta dall’analisi delle relazioni legate allo stato dei luoghi, alla luce del lavoro dei vigili urbani, per poi dare inizio a una strategia condivisa. Stesso modello di azione organizzato negli ultimi due anni per il Plebiscito, con la definizione di negozi sotto il colonnato e il rilancio dell’antica area sotterranea; e per la Galleria Umberto, con i cancelli artistici posti a delimitare due dei quattro varchi del monumento.
Ma non è solo una questione di cash, di quanti soldi potrebbero essere disponibili per la nuova vita dell’antico spaccato urbanistico. Resta il nodo delle competenze. È uno dei punti al centro del fascicolo condotto dalla Procura di Napoli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli. Al lavoro gli agenti della Municipale, guidati dal comandante Ciro Esposito, ma anche i carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale, guidato dal comandante Massimiliano Croce. Ipotesi abbandono, si cerca di definire le responsabilità nella gestione degli edifici. Come è noto, c’è un contenzioso in corso tra residenti e Comune, per la manutenzione della volta. Si attendono gli esiti di una perizia disposta dal giudice civile, che dovrebbe essere depositata nel corso della prima parte del prossimo anno. Una realtà molto napoletana - come sottolineano gli esperti -, dal momento che in molti spaccati urbanistici della città ci possono essere interventi abusivi, condoni, pareri, vincoli o potenziali superfetazioni tollerate nel corso degli anni.
Ma torniamo al tavolo varato in Prefettura. Come in altre occasioni, l’obiettivo è fare il punto della situazione, valutare le emergenze, le criticità e le risorse disponibili. Due i punti sul tavolo: la questione della sicurezza; il degrado in cui versa la volta fatta edificare nel Seicento dal duca d’Alba. Sul primo punto, si cercherà a blindare l’isola dei librai. In che modo? Raccogliendo il grido di dolore di commercianti e librai, costretti - specie nelle ore serali - ad assistere a veri e propri rodei di soggetti in sella agli scooter. Nel corso di una recente intervista, c’è chi ha ricordato le sfide a due ruote per passare sotto il varco di Port’Alba. Una challenge che si avvale di filmati postati sui social, che potrebbe essere impedita grazie all’uso sapiente di nuove telecamere e di altre forme di dissuasori. Pochi giorni dopo la mobilitazione nata per salvare un pezzo di storia cittadina, il caso Port’Alba finisce sulla scrivania del prefetto Palomba.
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Il Mattino