Napoli: folla record in pronto soccorso, disagi a catena e urgenze in tilt

Napoli: folla record in pronto soccorso, disagi a catena e urgenze in tilt
Affollamento record nei principali pronto soccorso della città e attesa di circa un’ora all’ingresso dell’ospedale Pellegrini prima che un’ambulanza...

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Affollamento record nei principali pronto soccorso della città e attesa di circa un’ora all’ingresso dell’ospedale Pellegrini prima che un’ambulanza del 118 - che aveva soccorso una donna che nella notte aveva ingerito, volontariamente, della candeggina - potesse essere soccorsa e trasferita nel reparto di Osservazione. Effetto a catena dopo la chiusura del reparto d’emrgenza del San Paolo per lavori di ristrutturazione.


«Questa mattina (ieri ndr) mio padre, un anziano che vive solo con una badante - spiega F. I. residente al Centro direzionale di Napoli - mi ha avvertito riguardo al malore accusato dalla donna che lo assiste. Nella notte, a causa pare, di uno stato depressivo indotto da una delusione amorosa, la badante avrebbe ingerito volontariamente della candeggina. Appena mi ha avvertito del malore accusato dalla donna sono dunque accorso e ho chiamato il 118. L’ambulanza è arrivata in pochi minuti. Ho accompagnato anche io, insieme al team del 118, la badante di mio padre in ospedale e in un primo momento eravamo diretti al San Giovanni Bosco ma per strada l’ambulanza è stata richiamata al Vecchio Pellegrini. Quando siamo arrivati al pronto soccorso a Montesanto il medico ci ha detto che c’erano due pazienti sospetti in Medicina di urgenza e che pertanto non potevano accogliere l’assistente di mio padre. A seguito di un sopralluogo nel pronto soccorso, pressoché vuoto, e dopo ripetute insistenze anche del team del 118 che ha rappresentato la criticità degli altri pronto soccorso della città, abbiamo ottenuto il ricovero. Abbiamo atteso circa un’ora e alle 10,30 è stato infine concesso il ricovero in uno spazio antistante lo spazio fisico del pronto soccorso in una zona esterna a quella in cui l’accesso era interdetto». 
 
Uno scenario di difficoltà in cui anche il Cto da giorni segnala sistematicamente la saturazione dei posti mentre il Loreto Mare, ex presidio Covid, resta a mezzo servizio. L’ospedale dei Colli Aminei da oggi, e per i prossimi due giorni, avrà inoltre la Tac fuori uso per un’avaria. A complicare un quadro complesso c’è infine la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale San Paolo per dieci giorni e non consentirà accessi tramite il 118 a causa di improcrastinabili lavori programmati agli impianti. Semaforo rosso, infine, ieri mattina, anche dall’ospedale del mare che ha comunicato alla centrale operativa una ricettività limitata ai soli casi specialistici e solo di massima urgenza. Unica disponibilità per accessi in urgenza, dunque, per alcune ore, è stata quella del San Giovanni Bosco. 
 

«In generale posso dire che i casi sospetti Covid - dice il manager della Asl Ciro Verdoliva - vanno accolti negli appositi spazi in isolamento e non presuppongono alcuna chiusura in automatico dei pronto soccorso. Approfondirò questo aspetto con le direzioni sanitarie dei presidi segnalati». La routine operativa del 118 è oggettivamente complessa in questa fase ed è messa sotto stress dalla perdurante epidemia di Covid-19. Sono infatti gli accessi dei casi sospetti di infezione da Coronavirus (tre ieri al Cardarelli più quelli del pellegrini) a paralizzare i reparti di urgenza. Casi che spesso esitano in negatività al tampone ma che tra prelievo e responso richiedono alcune ore a cui talvolta si aggiungono i tempi delle sanificazioni che pur eseguiti in tempi brevi vedono spesso la non immediata riapertura dei reparti. Tempo prezioso sottratto alle attività ordinarie di pronto soccorso. Nodi da sciogliere in vista della stagione autunnale e dell’effetto “confondente” che potranno giocare le virosi stagionali da influenza. La soluzione sarebbe concentrare in un unico luogo la gestione dei pazienti sospetti Covid da sottoporre a test e tampone. Questi però, per evitare contagi intraospedalieri, necessitano di aree a isolamento sia nel caso risultino positivi sia nell’evenienza di una negatività al virus. Allo studio c’è un piano regionale ad hoc da mettere a punto nell’arco delle prossime settimane, necessariamente prima della stagione autunnale.
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Il Mattino