SANT’AGNELLO. Non esclude l’elezione diretta dei parroci, secondo una prerogativa che il codice di diritto canonico riconosce a sole 21 comunità ecclesiali nel...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
In realtà, lo scontro tra la Curia e i fedeli era esploso già nel 2015, quando monsignor Alfano aveva designato don Francesco Guadagnuolo quale successore di don Gennaro Starita alla guida della parrocchia metese di Santa Maria del Lauro, una delle sette che conservano il diritto di elezione diretta della propria guida spirituale. Negli ultimi giorni, però, a riproporre la contrapposizione sono state le dimissioni di don Natale Pane da parroco di Sant’Agnello: un addio al quale l’arcivescovo ha ancora una volta rimediato nominando don Francesco Iaccarino e, quindi, senza andare alle urne. Immediata la levata di scudi di quei fedeli che non intendono farsi scippare la prerogativa di scegliere il proprio pastore a suffragio universale e diretto. «Parliamo di un diritto risalente al 1200 che i nostri antenati hanno conquistato col sudore della fronte e che, al momento, non risulta abrogato da alcuna norma di diritto canonico» precisa Raffaele Di Palma che nel 2015 raccolse circa 500 firme per ribadire la volontà di scegliere il parroco di Meta attraverso le urne.
«Il vescovo continua a commettere un grave reato omettendo atti che gli sono dovuti», aggiunge ai limiti dell’impudenza Domenico Cinque. Secondo monsignor Alfano, però, il diritto di patronato rappresenta una «forma del passato, basata su situazioni economico-sociali diverse rispetto a quelle odierne, che bisogna adeguare alla nuova idea di Chiesa emersa dal Concilio». Storicamente, infatti, la prerogativa di eleggere il parroco spettava a quelle comunità che provvedevano in modo diretto alla costruzione e al mantenimento delle chiese. È stato così per le parrocchie di Santa Maria del Lauro (Meta), San Michele, Trinità e Mortora (Piano di Sorrento), Trasaella e Santi Prisco e Agnello (Sant’Agnello) e Casarlano (Sorrento). Oggi, però, questo non avviene o, comunque, avviene solo in parte. Fatto sta che, al momento, la possibilità di aprire le urne per la scelta dei parroci non è esclusa: «In Vaticano – fa sapere monsignor Alfano – è in corso un dibattito volto a conciliare questa antica e radicata tradizione con i moderni orientamenti della Chiesa. Riflessione alla quale pure la nostra diocesi sta contribuendo». Nel frattempo, però, gli «amministratori» nominati dal vescovo al posto dei parroci sono sempre più nel mirino. «Codice di diritto canonico alla mano – spiega Domenico Cinque - all’amministratore non è lecito compiere nulla che rechi pregiudizio ai diritti del parroco o che possa essere di danno ai beni parrocchiali. Di conseguenza, persino i lavori di manutenzione straordinaria delle chiese potrebbero essere preclusi agli amministratori in quanto suscettibili di arrecare danno ai beni parrocchiali attraverso l’utilizzo dei fondi della comunità». A chi definisce gli amministratori sacerdoti privi di poteri e di legittimazione, bollandoli addirittura come “abusivi”, monsignor Alfano risponde senza mezzi termini: «Gli amministratori e i parroci godono degli stessi diritti e sostengono le stesse responsabilità a livello giuridico e pastorale, oltre a godere indistintamente della mia fiducia».
Dall’arcivescovo di Sorrento-Castellammare, infine, arriva un invito alla moderazione: «Nella Chiesa c’è sempre la possibilità di dialogo e di confronto.
Il Mattino