Minacce in carcere al 18enne arrestato per il delitto a Coroglio: subito trasferito

Minacce in carcere al 18enne arrestato per il delitto a Coroglio: subito trasferito
L’episodio si riferisce a un paio di giorni fa, e a sole poche ore dall’ingresso in carcere di Francesco Esposito, il 18enne del Pallonetto di Santa Lucia finito in...

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L’episodio si riferisce a un paio di giorni fa, e a sole poche ore dall’ingresso in carcere di Francesco Esposito, il 18enne del Pallonetto di Santa Lucia finito in carcere insieme con un amico minorenne con l’accusa di omicidio. Ai due viene contestata la morte di Agostino Di Fiore, 28enne di Secondigliano ucciso all’alba di lunedì scorso con due colpi di pistola all’uscita da una discoteca di Coroglio.


DIETRO LE SBARRE
Esposito è stato condotto nel carcere di Poggioreale. E proprio qui, all’interno del padiglione in cui si trova recluso, sarebbe stato minacciato esplicitamente da almeno due-tre detenuti: «Noi siamo di Secondigliano, ricordatelo: e te la faremo pagare per quello che hai fatto...». Un sinistro messaggio che ci vuol poco a interpretare come esplicita, nera minaccia. Il «faccia a faccia» tra il ragazzo e il gruppetto di detenuti che lo hanno affrontato a muso duro sarebbe avvenuto solo poche ore dopo il suo ingresso nel penitenziario. A rendere nota la circostanza sarebbe stato proprio il 18enne, comunicandolo alla famiglia e al suo avvocato difensore, il penalista Giovanni Fusco che lo assiste in questa delicata vicenda giudiziaria.

LA DECISIONE
Dopo quell’incontro Esposito ha avuto paura. Un timore concreto, che scaturisce da una considerazione intuitiva: la vittima dell’assurdo omicidio consumatosi sei giorni fa a Coroglio era di Secondigliano. Ad animare i propositi di una presunta vendetta per quel sangue versato ci sarebbe, insomma, innanzitutto un fattore di «territorialità» che ha spinto a fare i «guappi» anche in carcere i presunti minacciatori; ma forse anche dell’altro: ma su questo sono in corso indagini delicatissime, che peraltro a breve potrebbero riservare anche più di una sorpresa. Fatto sta che Francesco Esposito racconta tutto ad un ispettore della Polizia penitenziaria, che solertemente inoltra una immediata nota alla direzione carceraria, riferendo i particolari acquisiti dal 18enne. 
Immediatamente è scattato un provvedimento di trasferimento per il ragazzo. Via dal padiglione in cui era stato sistemato - e nel quale si sarebbe verificato quel drammatico faccia a faccia con i «secondiglianesi» - e nuova cella questa volta all’interno del padiglione «Napoli».

LE INDAGINI
Della circostanza sono stati informati non solo gli organi interni alla casa circondariale di Poggioreale, ma anche l’autorità giudiziaria. Quelle minacce rivolte da detenuti a un altro recluso potrebbero far scattare due indagini parallele: quella interna, amministrativa, e quella penale, tesa a verificare la veridicità dell’episodio e soprattutto alla identificazione di chi si è spinto fino a tanto.

LO SCENARIO

Un fatto appare ormai chiaro. Il contesto in cui maturò la tragedia di lunedì scorso deve essere ancora messo a fuoco. Ci sono molti elementi che non quadrano. Interrogativi. Domande rimaste finora senza risposta, anche se - grazie ai rilievi fatti su alcuni telefonini (quello della vittima in primis, e poi quelli dei due presunti assassini, dopo il loro fermo) - lo scenario di questa tragedia comincia finalmente a farsi più nitido. Con chi era Agostino Di Fiore? È vero che intorno alle quattro del mattino nel locale si scatenò una violenta zuffa nella quale, in dieci, si scagliarono contro Esposito? E che c’era chi aveva addosso un coltello? Leggi l'articolo completo su
Il Mattino