Numeri dei trapianti di cuore pediatrici, scelte amministrative, percorsi «dedicati». Sono i punti su cui batte un’inchiesta della Procura di Napoli, che ha...
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Proviamo a capire qual è il punto al centro delle verifiche. Stando alle ricostruzioni offerte agli inquirenti, il servizio trapianti pediatrico al Monaldi avrebbe fatto registrare un trend negativo a partire dal 2014 in poi, fino a provocare una sospensione di diversi mesi, tra il 2017 e il 2018. Un disservizio per molti ritenuto ingiustificato. Cosa è accaduto? Cosa ha provocato un momento di stallo (seppur momentaneo e disciplinato dall’alto) di un servizio indicato anni fa come un fiore all’occhiello della nostra sanità?
Una vicenda che va raccontata a partire da una premessa. Stando a quanto emerge da fonti istituzionali, tra il 2017 e il 2018, non c’è stata mai una interruzione vera e propria del servizio trapianti pediatrici al Monaldi, dal momento che i casi da trattare sono stati di volta in volta affrontati secondo le scelte manageriali messe in campo dall’ospedale collinare, dalla Regione e dal servizio centrale dei trapianti; e dal momento che il paziente è stato sempre seguito al Monaldi, prima e dopo gli interventi, che sono stati effettuati in altri ospedali.
Agli atti finisce comunque la denuncia dell’avvocato Carlo Spirito, esponente del dipartimento nazionale della Federconsumatori, che ha elencato - sulla scorta dei dati ricavati fino a questo momento - i numeri del caso Monaldi, con un focus sull’attività trapiantologica cardiaca pediatrica: «Si tratta di dati che cozzano violentemente con quelli precedenti al 2013, quando si registrava una sopravvivenza ad un anno dall’intervento del 77 per cento dei casi. Stime che non sono neanche lontanamente assimilabili a quelle registrate negli anni successivi, al punto tale da rendere necessaria una domanda: cosa è accaduto dal 2014 in poi?».
Massima cautela da parte degli organi regionali, piena collaborazione con i pm. Spiega al Mattino Antonio Corcione, coordinatore regionale dei trapianti dalla metà del 2017, di recente ascoltato in Procura come teste: «Il centro nazionale trapianti a gennaio del 2017 fa un audit dal quale emerge la mancanza di “percorsi” al Monaldi (mancanza di precise disposizioni per i pazienti), al punto che si decide di sospendere i trapianti pediatrici, solo per quanto riguarda l’atto chirurgico, non per quanto riguarda tutta l’assistenza legata al prima e dopo l’intervento. Non c’è mai stata una piena interruzione del servizio. Da allora, però, lo scenario è cambiato, tanto che abbiamo creato tre settori, uno per i pazienti da zero a dieci anni (coordinato dal dottor Oppido), un altro per gli adolescenti (coordinato dal dottor Petraio), poi quello per gli adulti (coordinato dal dottor Maiello). Abbiamo strutturato percorsi diagnostici anche per quanto riguarda il trapianto di altri organi, che ci rendono un’eccellenza a livello nazionale». Ma qual è il trend sotto il profilo numerico? È ancora il professor Corcione ad offrire le stime degli ultimi due anni: nel 2019 abbiamo avuto 16 trapiantati, con un solo decesso (che veniva ritenuto un caso estremo); stesso trend (senza alcun decesso), per quanto riguarda l’anno in corso».
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Il Mattino